Preghiera separata, Savio: “Alle ortiche oltre 15 anni di integrazione. E solo per inutili polemiche”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Non si placano le polemiche a Thiene dopo la preghiera islamica separata al parco di Villa Fabris: una querella ulteriormente ravvivata dell’attenzione dei media nazionali, con una troupe della trasmissione di Retequattro “Dritto e rovescio” arrivata appositamente in città per raccogliere umori ed impressioni su quella che, secondo alcuni, sarebbe apparsa come una manifestazione discriminatoria nei confronti delle donne presenti.

Un telo realizzato per “opportunità” nel rispetto dell’intimità voluta dalle donne stesse secondo qualcuno, un vero e proprio recinto a ribadire quasi un declassamento per qualcun altro: “Non potevamo che presentare un’interrogazione – spiega Andrea Busin anche a nome dei colleghi d’opposizione – per chiedere spiegazioni al sindaco di Thiene se era al corrente di come veniva svolta la preghiera in Villa Fabris. Volevamo sapere se quelle usanze di separare da un recinto le donne andavano bene all’amministrazione comunale, visto che si trattava di un suolo pubblico, o se fosse stata una svista. Per noi, per rispetto delle donne, è inaccettabile: dispiace venga sempre giustificato e difeso tutto come fosse normale, per noi non lo è”.

“E’ normale se lo fanno in privato o in moschea ma non in centro a Thiene. Quello poi che mi fa più rabbia – incalza Busin – è che il sindaco abbia girato la frittata dicendoci che siamo noi in malafede e che istighiamo al razzismo. Il nostro intervento era a difesa della donna non contro la religione: a volte si potrebbe fare marcia indietro e ammettere che qualcosa è sfuggito al controllo e che non è andato come si pensava. La polemica si placava e non veniva fuori questo casino: purtroppo le risposte del sindaco hanno gettato solo ulteriore benzina sul fuoco“.
Non risparmia critiche nemmeno l’altra voce della minoranza thienese, particolarmente indispettita dopo alcune dichiarazioni di Michelusi ai microfoni di Del Debbio: “Il sindaco – ammonisce Giulia Scanavin – con le sue dichiarazioni arcaiche e sessiste, conferma purtroppo quello che avevamo percepito e visto nella sua scelta politica di aprire uno spazio pubblico ad una celebrazione religiosa che impone divisione tra uomo e donna: donna oggettivata, separata dall’uomo perché fonte di distrazione. Parole che anche il primo cittadino ripete, dichiarando che è normale che l’ uomo si distragga vedendo una donna passeggiare in minigonna. Se passa questa idea, si aprono le porte al concetto che la donna debba essere coperta per non distrarre; che debba quindi rivestire una posizione inferiore rispetto all’ uomo: mi chiedo cosa pensino e dicano tutti i membri della sua maggioranza di fronte a delle dichiarazioni di questo genere, sessiste, discriminatorie, retrograde e distaccate dalla realtà che ci circonda”.

“Mi chiedo – prosegue Scanavin – dove sia la sua coerenza nel proporre manifestazioni contro discriminazioni e violenze nel mondo femminile, l’abbattimento delle disuguaglianze di genere, le panchine rosse e poi abbracciare un tale pensiero: il sindaco Michelusi ha giurato il suo mandato sulla Costituzione e non sul Corano, sulla Bibbia o altro testo religioso. Dividere donne da uomini con paraventi/recinti non è progresso, e lancia un messaggio preoccupante agli occhi dei passanti che hanno frequentato l’area pubblica di villa Fabris in quei momenti, soprattutto i minori. Ecco, su questo ci dobbiamo sicuramente schierare compatti, perché  il nostro modo di vivere, la nostra cultura, la nostra sensibilità non vengano oscurate da altre tradizioni che nelle sue rappresentazioni dividono, classificano e non uniscono”.

C’è invece profondo rammarico, quasi un senso di sconfitta per quel senso di comunità a cui tanto ha lavorato, nelle riflessioni della vicesindaco Anna Maria Savio, lei che per la tutela delle donne e di quei diritti mai abbastanza rivendicati si è spesa ancor prima di essere in prima linea come amministratrice: “Stiamo assistendo ad un grande polverone – spiega Savio – certamente acuito da chi ha scelto una linea informativa parziale a scapito delle tante disponibilità raccolte per spiegare con grande semplicità ciò che è avvenuto. Io stessa ho dedicato un pomeriggio intero ai microfoni di Mediaset, ma nulla è stato trasmesso. La questione comunque, al netto delle strumentalizzazioni che vorrebbero colpire noi ma di fatto danneggiano l’immagine inclusiva e accogliente di Thiene, si può ridurre in breve: non tutti pregano come noi. Quello che è stato definito un recinto, altro non è che un telo apposto soprattutto a tutela delle donne, che lo hanno ampiamente spiegato, abituate ad una dimensione di intimità e riservatezza. Perché giudicare invece di comprendere?”.

“Io – aggiunge Savio – da anni frequento, chiedo, mi informo: donne straniere che sono emancipate, che lavorano, talvolta con ruoli di responsabilità. Altro che ghettizzazione: da almeno quindici anni si lavora per integrare: la nostra Festa dei Popoli ne è l’emblema. Tutta questa polemica ha ferito in primis cittadini musulmani onesti, mai fonte di disordini o problemi, un’offesa allla capacità di accogliere di Thiene. E non mi si venga a insegnare la centralità della figura femminile – chiosa perentoria la vicesindaco – combatto su questo fronte da molto prima che i riflettori si accendessero sul mio ruolo istituzionale. Senza troppi clamori e senza quella visibilità che spesso pare prevalere sulle buone intenzioni”.