L’addio a “Cece” Poli, il 12° per eccellenza. Vinse lo Scudetto con il Cagliari di Gigi Riva
Breganze nelle radici di bambino, Cagliari nel destino. Dal Veneto alla Sardegna, Cesare Poli, calciatore di serie A tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, ha tracciato una strada ideale che ha portato un vicentino bravo nel pallone e firmare un pezzo di storia del pallone italiano con lo scudetto vinto dal club rossoblu nel 1970. Con “Cece”, questo forse il nomignolo più gettonato ai tempi e sin da ragazzino, ad alzare il trofeo a fianco di Gigi Riva, il compianto “Rombo di Tuono” che insieme al mediano e all’occorrenza difensore di Breganze hanno composto parte di un blocco capace di un’impresa. Indossava il n°4 nel suo apice di carriera.
Cesare Poli si è spento venerdì scorso in Sardegna, in un ospedale cagliaritano, dopo aver accusato un malore in un quadro generale di salute compromesso da una patologia con la quale conviveva da tempo e che lo aveva debilitato negli ultimi mesi. Circa 5 anni fa aveva superato le conseguenze di un incidente stradale. Lunedì si sono celebrati i funerali nel capoluogo sardo, la città dove si era costruito una famiglia.
Mediano di ruolo (ma anche terzino), aveva compiuto 79 anni e verrà ricordato anche nella sua cittadina natale, dove vivono peraltro ancora dei parenti. Nato nel giorno dell’Epifania in Veneto del 1945, in piena Seconda Guerra Mondiale, arrivò tardi al calcio, da ventenne o poco meno, dopo aver praticato a lungo l’atletica leggera. Con la squadra rossoblu disputò 99 partite in campionato, tutte in serie A. Nella stagione memorabile dello scudetto riuscì a “sgomitare” tra tanti ottimi giocatori del tempo per dare il suo contributo da protagonista, a volte da titolare e altre dalla panchina. Era il 12° uomo, tenuto sempre in considerazione da Scopigno, l’allenatore che lo gettava nella mischia ogni volta che un titolare accennava a tirare il fiato, dal centrocampo in giù.
Fu uno dei primi giocatori per i quali sostantivo “duttilità” fu coniato applicandolo ai ruoli in campo. Dopo i primi calci in paese, fu il Lanerossi Vicenza a lanciarlo, l’Inter (22 partite giocate tra campionato e coppe a San Siro) poi a credere in lui tra le big, fino all’affare Boninsegna che portò “Boninmba” dal Cagliari in neroazzurro con Poli pedina di scambio insieme a Gori e Domenghini. Mossa “spericolata” che, a ben vedere, giovò proprio ai sardi.
Dopo il tricolore conquistato nell’isola, Poli fece la spola tra Vicenza e Cagliari nelle stagioni successive prima di interrompere la carriera a causa di un infortunio grave (rottura tendine di Achille), a soli 30 anni. Da atleta dotato di dinamismo e gran corsa, viene ricordato con un moto perpetuo e un lottatore dalle doti fisiche fuori del comune. Una volta deciso di abbandonare il pallone, scelse di uscire del tutto dal mondo del calcio. La società rossoblu, alla vigilia delle esequie, ha onorato la memoria di Cesare Poli con un post sul sito ufficiale e una fotografia in bianco e nero che lo ritrae da giocane atleta mentre calcia un pallone in porta.