Addio al “Barba”, l’Alpino delle Bregonze. Si travestiva da Babbo Natale per i bambini
Da lunedì la località Ca’ Vecia è avvolta in una coltre invisibile di silenzio e malinconia, dopo che ha dovuto dire per sempre addio a un suo testimone e pilastro, Alfredo Pesavento, per tutti il “Barba Cheso”. Ma, appena sarà possibile, in suo ricordo si celebrerà una grande festa, con soppressa e vino rosso come da suo espresso desiderio. Padre di ben 7 figli, da sempre contadino e allevatore vecchia maniera e titolare della fattoria che porta il suo cognome, il Barba si è spento a 71 anni.
Stamattina a Carrè, il suo paese di residenza, la suggestiva cerimonia di saluto riservata a aprenti e amici più stretti, la sua numerosa famiglia che lo ha visto come capostipite ed esempio di allegria e laboriosità insieme. A trasportare il feretro dalla chiesa al camposanto una carrozza trainata da quattro cavalli bianchi.
Profondo cordoglio è stato espresso proprio a loro a partire da lunedì scorso, quando la notizia della morte di un uomo tanto bonariamente eccentrico si è diffusa in realtà in tutto l’Altovicentino. Magari non tutti conoscevano nel dettaglio il suo vero nome e la sua storia personale, ma tantissimi sono gli abitanti dei paesi della zona delle Bregonze a ricordarlo, a Carrè e Zugliano ma non solo, in particolare per l’inconfondibile lunga e folta barba bianca di cui da sempre andava fiero e che lo contraddistingueva.
Non passava certo inosservato Alfredo al solo sguardo, e non poteva che rimanere nel cuore di chi con lui parlava e si faceva raccontare qualche aneddoto della sua vita, fuori del comune, con tanto sapore di tempi lontani. Un personaggio unico, forse fuori dal tempo, che non disdegnava mai di regalare momenti da favola ad esempio in occasione di matrimoni, mettendo a disposizione carrozza e cavalli ai novelli sposi, e anche di vestirsi da Babbo Natale in occasione delle feste per i bambini. Ai quali non pareva vero di vedere da vicino e toccare con mano il sosia perfetto del “nonno” più amato al mondo.
Ad ogni ritrovo, dove sfornava anche i prodotti caseari che realizzava con le sue mani, era una festa. Con lui al centro. E così avrebbe voluto anche dopo il suo funerale, come ripetuto più volte oggi dal sacerdote che ha celebrato il rito: “prima la messa e poi la festa“, da credente praticante quale era e da anima dei momenti conviviali per natura. Il “Barba”, oltre alla gioia di vedere dati alla lucei sette figli, ha potuto coccolare anche i nipotini nel ruolo di nonno, fino all’incontro d’autunno con il destino che lo attendeva da qualche tempo, a causa di un subdolo male incurabile. Fino al giorno precedente, però, aveva sorriso e scherzato con i suoi cari, prima dell’aggravarsi repentino delle sue condizioni di salute all’indomani. “Di te ci hai lasciato lo spirito, l’amore, la generosità. La tua vita continua in noi”. Questa la frase di commiato scelta dalla moglie Maria Giovanna con gli eredi Antonella, Consalvo, Corrado, Biancaneve, Manuela, Luca e Giosuè, per l’annuncio pubblico della salita in cielo.
Da sempre fedelissimo Alpino, era diventato l’icona delle Penne Nere dell’Altovicentino con la sua presenza fissa ai raduni, abbracciando in pieno lo spirito goliardico quando dopo le solenni sfilate si trattava di festeggiare in compagnia. Portava spesso con sè un mulo, in queste occasioni, l’animale simbolo del corpo militare. Il cappello da Alpino, in ogni caso, non mancava proprio mai negli eventi pubblici, lo indossava con grande orgoglio ed oggi è stato appoggiato sulla bara, dove era anche inciso nel legno il simbolo degli Alpini. In via Rua sulla Ca’ Vecia, da dove è partito stamattina il corteo funebre, è stato un andirivieni di messaggi di conforto e di affetto, per condividere con i suoi cari questi triste momento di lutto e, per quanto possibile, alleviarne il peso.