Ana Maria Henao, un anno dalla scomparsa. La famiglia: “Depositate prove schiaccianti”
E’ passato ormai un anno dalla scomparsa di Ana Maria Henao e proprio in questi giorni la famiglia l’ha ricordata con un mazzo di fiori ed una breve commemorazione nella spiaggia di Miami. Scomparsa il 2 febbraio 2024 da Madrid, la ricca ereditiera 40enne di origine colombiana con passaporto americano, rimane suo malgrado protagonista di un sempre più intricato giallo internazionale che da Stati Uniti e Spagna, è rimbalzato sino ai piedi delle Prealpi Vicentine. E’ qui che per ben tre volte in pochi mesi, un pool formato da FBI assieme ad autorità spagnole e italiane, ha setacciato a fondo i boschi di Cogollo del Cengio con l’ausilio dei più avanzati mezzi tecnologici. Senza mai esiti rilevanti.
E mentre oltreoceano la difesa fa pressioni per il rilascio dell’ex marito della donna David Knezevich, unico accusato di rapimento oltre che di omicidio aggravato da crudeltà e violenze, – questo negli atti – per il processo si parla di un ennesimo rinvio dopo che dalla polizia spagnola ancora non sarebbero pervenute alcune delle prove attese, tra le quali foto della scena del crimine, impronte digitali e altre informazioni chiave. Prove che invece il team legale della famiglia Henao ha dichiarato di aver depositato proprio a inizio della settimana: un memorandum di 32 pagine che riporterebbe inquietanti report su ricerche online compiute da Knezevich, un mese prima della scomparsa dell’ex moglie. Un elenco dettagliato in grado di dimostrare – così come spiegato dall’emittente Local 10 News – che l’8 gennaio 2024, l’imputato avrebbe cercato “reazione chimica di miscelazione di candeggina e ammoniaca”, il 14 gennaio si sarebbe invece concentrato su indicazioni per raggiungere il Parco nazionale Tara, in Serbia, da Madrid, in Spagna; mentre il 25 dello stesso mese avrebbe acquistato “pellicola estensibile ad alta resistenza e nastro adesivo da Home Depot, un computer portatile da Best Buy oltre al prelievo di 10mila dollari in contanti dalla banca”.
Il tentativo di inchiodare l’uomo che non più tardi di dicembre, una testimone vicentina avrebbe giurato di aver visto proprio fra i tornanti del Costo Vecchio, a Cogollo del Cengio, a bordo della Peugeot 308 noleggiata in Serbia e poi segnalata in zona proprio dal gps installato nella vettura stessa. Circostanze, dubbi, rinvii, accuse e smentite: un groviglio di dati e nessun cadavere. Nemmeno i resti che la famiglia avrebbe voluto piangere. Non per ora almeno: in attesa del prossimo colpo di scena.