Demolito il vecchio Ristorante “Dal Bulo”, al suo posto una struttura ricettiva: “Funzionerà tutto l’anno”
E’ stato abbattuto in questi giorni il grande “mostro” di cemento che da una quarantina d’anni era inutilizzato e accoglieva inconfondibile e un po’ tetro escursionisti e proprietari di seconda casa in visita al Monte Cengio. Un comprensorio troppo bello, l’avanguardia più meridionale delle Prealpi col suo patrimonio storico e ambientale conosciuto anche fuori regione, per meritarsi quella che per scarso rispetto degli avventori era diventata quasi una latrina.
Al suo posto, nella terrazza naturale di Piazzale Principe del Piemonte, sorgerà una struttura ricettiva moderna ed ecosostenibile, progettata con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita, promuovendo l’efficienza energetica e l’utilizzo responsabile delle risorse: bar e ristorante al piano terra, camere e anche una piccola area benessere negli spazi rimanenti. Una notizia che fa la gioia di chi ha sempre visto in quelle montagne una risorsa poco valorizzata nonostante ci fossero tutti gli ingredienti: la vicinanza e un’ottimo collegamento alla pianura, la presenza di svariati sentieri agevoli anche per famiglie, i percorsi di guerra con gallerie e mulattiere del primo conflitto mondiale che sul Cengio costò la vita a migliaia di giovani soldati.
E funzionale a strutturare un turismo sinora mordi e fuggi senza alcun tipo di supporto, la perequazione urbanistica derivante dalla nuova costruzione, porterà nelle disponibilità del comune di Cogollo del Cengio una casetta polivalente da usarsi soprattutto nel periodo estivo. La fine dei lavori, mentre i proprietari ammettono di sperare di arrivare almeno al basamento prima che l’inverno lo impedisca, è prevista entro il 2025: una data passibile di slittamenti stante appunto la variabile climatica, le condizioni ambientali e la stretta sorveglianza archeologica cui è sottoposto l’intero progetto.
Nel frattempo, almeno per l’estate prossima, Andrea e Tiziano Zorzi raccontano che proseguiranno col loro servizio al rifugio ‘Al Granatiere‘, che si trova un paio di chilometri dopo, nel grande piazzale che si affaccia nel famoso ‘Salto’: “Ci siamo innamorati delle nostre montagne e qui abbiamo immaginato di fare un investimento importante – raccontano padre e figlio – mettendoci in gioco non senza rischi. L’idea è quella di poter lavorare su tutto l’arco dell’anno, consentendo così una fruibilità di questa parte di montagna anche nel periodo invernale quando il paesaggio è meravigliosamente imbiancato”.
Quello spazio che fu per anni il ristorante ‘Dal Bulo‘, prima di giungere nelle mani della Parrocchia di Carrè che ne aveva disposto la ristrutturazione per poterne ricavare una colonia estiva e poi ancora nell’oblio terminato questa settimana in un polveroso cumulo di macerie, avrà quindi una nuova vita: tanti i ricordi di chi lo riporta alla propria infanzia tra gelati, abbondanti scorpacciate e serate danzanti. Un passato pronto a tornare con nuove prospettive: una scelta imprenditoriale coraggiosa che potrebbe giovare ad una possibilità turistica quasi inedita per la zona.