Torna la luce che annuncia la Pasqua: da quasi mezzo secolo è la croce sopra Mosson
Oltre 100 metri di luce e più di 80 lampade. E’ qualcosa che va oltre il senso religioso che pur rappresenta con tutta la sua forza: una luce nella notte anche di chi pur da non credente, ne riconosce il valore e un conforto quasi umano che prescinde la fede.
E’ la croce che ormai almeno dalla fine degli anni Settanta si illumina nel periodo pasquale sopra l’abitato di Mosson, la vivace frazione di Cogollo del Cengio, e che ogni anno racconta il mistero del Triduo Pasquale. La sua luce rosso porpora, si vede a diversi chilometri di distanza e ormai, per molti residenti dell’alto vicentino, cercarne il bagliore in questi giorni è ormai una tradizione irrinunciabile che non si è fermata se non per rare eccezioni, come quelle legate alla pandemia
Da un’idea di Olindo e Carlo Trenti, oltre che Francesco Borgo e Angelo Grazian assieme ad altri del paese, in particolare appartenenti all’allora Associazione Combattenti e Reduci, la croce è stata sempre collocata di anno in anno nel Monte Tesso grazie al volontariato di chi non si è mai preoccupato di spendere qualche ora del proprio tempo – non senza un bel po’ di fatica – per srotolare la lunga matassa di fili e controllare con pazienza, una ad una , le lampade.
Cavi che una volta si alimentavano con un generatore, poi grazie all’allaccio generosamente concesso presso abitazioni private, trovando solo in anni recenti il supporto dell’Amministrazione Comunale di Cogollo che ne ha predisposto il collegamento diretto all’illuminazione pubblica, garantendone così l’accensione per tutta la notte.
“Oggi – spiegano in paese – si occupa di tutto Leone Ronzan, uno che quando c’è da mettersi in prima linea per dare il suo contributo a organizzare feste popolari o per aiutare le associazioni di Mosson, non si è mai risparmiato. Con lui una nutrita comitiva di volontari, anche ragazzi giovani, disponibili per installare, ma poi finita la Pasqua, anche per rimettere tutto a posto”.
E lui, Leone, racconta fiero e sprezzante di qualche capello bianco in testa di come la croce abbia trovato posto anche in questo 2023: “Anche se non occorre più fare la ‘guardia’ al generatore fino all’una di notte – bisogna comunque continuare a fare manutenzione – e anche oggi siamo saliti per verificare alcuni portalampade guasti. Negli ultimi anni abbiamo convertito le lampade passando alla tecnologia led e dopo la Pasqua dobbiamo un po’ rivisitare la struttura. Uno sforzo non da poco, i cavi pesano decine di chili, ragion per cui invece che illuminare solo a partire dal Venerdì Santo, abbiamo deciso di anticipare di un paio di giorni. Un impegno per il quale ci autofinanziamo ma che facciamo volentieri per tutti i paesani e non solo”.
In attesa di una nuova Passione di Gesù Cristo da illuminare certi che poi arriverà la Pasqua: la forza del bene che vince e squarcia l’oscurità del male, oltre la morte.
(foto N.Nizzi e J. Carlesso)