Commemorazione degli autonomi morti 40 anni fa a Thiene: polemica infuocata
Infuria la polemica attorno alla manifestazione autorizzata che giovedì nel tardo pomeriggio si è tenuta a Thiene in via Vittorio Veneto per commemorare i tre giovani che l’11 aprile del 1979, quarant’anni fa esatti, persero la vita – nel pieno degli anni di piombo – nello scoppio di una bomba che stavano costruendo utilizzando una pentola a pressione, esplosa in un appartamento al primo piano.
Riuniti attorno a uno striscione con scritto “Ci sono vite che pesano come piume e vite che pesano come montagne”, c’erano cinquanta militanti di estrema sinistra di tutte le età: coetanei dei tre militanti di autonomia operaia morti e giovani del centro sociale Arcadia di Schio, che ha organizzato la commemorazione. La manifestazione, autorizzata dalla Questura (presenti una trentina fra poliziotti, carabinieri e agenti della polizia locale), è durata meno di un’ora e si è conclusa con la posa di quattro mazzi di fiori (un quarto appartenente al commando si suicidò pochi mesi dopo). Iniziata con il grido “Compagni di Thiene, non siete morti invano”, la manifestazione è finita sul canto partigiano “O bella ciao”.
La storia. L’appartamento al primo piano saltò in aria quell’11 aprile 1979 alle 17: un boato scosse la città. Morirono Angelo Dal Santo, 25 anni, metalmeccanico di Lugo; Alberto Graziani, 25enne universitario thienese laureando in medicina; Maria Antonietta Berna, 22enne thienese, convivente di Lorenzo Bortoli, l’imbianchino 26enne originario di Marano che era l’affittuario dell’appartamento. Bortoli si suicidò due mesi dopo, nel carcere dove era detenuto con l’accusa di complicità. Era l’Italia dei tempi bui, del terrorismo rosso e nero, della militanza politica che si trasformava anche in violenza inaudita con esecuzioni, gambizzazioni, rapimenti e stragi. Tempi complessi, che oggi come tutti i fenomeni storici sarebbe quanto mai necessario studiare, senza ideologismi ma anche senza pregiudizi.
Il comunicato di Arcadia. In un comunicato firmato da “le compagne e i compagni della provincia di Vicenza” gli attivisti del centro sociale autogestito di Schio sottolineano l’importanza di “ricordare quattro vite spezzate troppo presto“. Il comunicato parla anche di “strumentalizzazioni” e “mistificazioni” che i quattro “devono subire ancora oggi“.
“Vogliamo rompere il pensiero unico e malevolo, vogliamo restituire loro dignità e giustizia. Sono passati 40 anni da quell’eccezionale periodo degli anni 70 carico di movimento e di organizzazione, capace di innalzare il sogno di liberazione di un’intera generazione. Anni in cui il cuore e l’intelligenza delle persone si sono ‘buttati oltre l’ostacolo’, osando giorno dopo giorno un cammino su quella strada che aveva come meta la costruzione di una società libera ed equa. Sulla stessa strada molti hanno praticato forme di organizzazione fatti di comportamenti e scelte quotidiane. Scelte che implicavano una militanza costante. Scelte che hanno riempito le piazze di giovani che rivendicavano un futuro libero dall’alienazione del lavoro salariato, di donne che reclamavano il loro ruolo e la loro autodeterminazione, di lavoratori che esigevano salute e diritti in fabbrica, come anche di cittadini che si battevano per il diritto alla casa e a una vita migliore. Scelte che a vari livelli hanno determinato pratiche oltre il confine della legalità giuridica, con l’uso della forza a livello collettivo”. Non una parola per le vittime, reali o in potenza, come nel caso di Thiene. “Sono stati anche gli anni – continua il comunicato – in cui quattro compagni hanno perso la vita nel predisporre un’azione di forza contro la repressione di quel periodo, repressione che ha incarcerato centinaia di compagne e compagni che ogni giorno difendevano il diritto a una vita dignitosa”. “In quegli anni – aggiungono gli attivisti di Arcadia – il concetto di organizzazione era legato a quello di strumento per la conquista del potere, oggi a quello di mezzo per costruire una società altra. In quegli anni il concetto di contropotere si traduceva in autonomia del politico, oggi in azione diretta moltitudinaria e condivisa“.
Le polemiche. L’amministrazione comunale thienese prende le distanze dalla manifestazione e ricorda di non avere poteri per autorizzare o impedire manifestazioni. “Condanno ciò che è avvenuto 40 anni fa e non sono d’accordo con la commemorazione. La libertà di espressione però è garantita dalla Costituzione per i manifestanti di qualsiasi colore politico”.
Di “sfilata che non commemora alcun morto, ma che celebra una pagina buia di terrore” parla invece il consigliere comunale thienese Christian Azzolin per Liberi a Destra, che annuncia una interrogazione per il prossimo consiglio comunale. “A gennaio il nostro gruppo aveva protestato con veemenza – aggiunge – quando dalle stesse parole del sindaco al Giornale di Vicenza, giunse voce che la giunta thienese stava valutando questa aberrante proposta celebrativa, sotto altre mentite spoglie pseudo-culturali. A seguito delle nostre rimostranze, tutti tirano i remi in barca. apparentemente. ma i giochi erano evidentemente già fatti. Non dimentichiamo il peso politico che il PD esercita in questa amministrazione”.
Azzolin parla di “un’onta per il nostro Comune. Un insulto alle innumerevoli vittime innocenti del terrorismo rosso, nero e di Stato. E forse un’offesa anche ad ‘Alberto, Maria Antonietta e Lorenzo’ che se oggi fossero in vita probabilmente rileggerebbero quel gesto e quell’epoca con altri occhi, come tanti ex terroristi oggi ancora vivi hanno fatto. Come non fa invece con tutta la sua boriosa superficiale e venefica propaganda Arcadia”.
Alex Cioni, di Schio città Capoluogo, rincara la dose e chiede che i candidati sindaco alle future elezioni amministrative si impegnino “a chiudere ogni rapporto con gli attivisti di Arcadia per riconsegnare alla città lo stabile di proprietà comunale, concesso 12 anni fa dall’Amministrazione di centro sinistra per una serie di associazioni giovanili e studentesche e utilizzato bellamente per fini squisitamente politici violando sistematicamente le regole scritte nel contratto di locazione”. Il riferimento è a domenica scorsa, quando Arcadia ha promosso un confronto sugli anni 70 e in memoria dei tre studenti thienesi, con la presenza anche, in video, di Toni Negri e di altri soggetti “i cui interventi, da perfetti cattivi maestri, si sono concentrati nello spiegare l’uso della violenza come metodo di lotta politica in funzione della costruzione di un contropotere alternativo al sistema. Come accadeva negli anni settanta”.