Il saluto a Celso, partigiano centenario. Seguì il fratello maggiore Domenico nella Resistenza
Della libertà ha fatto in vita un valore fondante, e la sua anima ora libera di fluttuare senza il peso dei ricordi degli orrori della guerra è salita al cielo. Ad un secolo dalla sua comparsa in terra: Celso Barausse, 100 anni compiuti il 1 febbraio, di Fara Vicentino, ha saluto chi lo ha accompagnato nel suo lungo cammino. Seguendo i principi cardine della sua famiglia, non esitò, allora meno che ventenne, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, a ripartire per abbracciare la Resistenza dopo il rientro in Patria dal servizio militare. “Ho scelto di diventare un partigiano per il grande desiderio di portare avanti il valore della libertà – ha raccontato in una delle sue testimonianze – tanto che avrei dato anche la vita per far tornare l’Italia un Paese libero dai nazisti e dai fascisti”.
Una notizia, quella della morte del centenario e memoria storica del paese, che si è diffusa a Fara dove era nato e non solo, come dimostrano le decine di messaggi e post di ricordo e affetto indirizzati a lui. Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza, in gioventù, spesa tra i combattimenti dopo aver svolto il servizio militare a Lubiana nei primi anni del conflitto, e il rientro da uomo libero in Veneto, prima della decisione di entrare nel corpo partigiano. Ha fatto parte della Brigata Mazzini e poi della Brigata Martiri di Granezza. Proveniva da una famiglia contadina, con lui tra i partigiani il fratello Domenico, di 10 anni più grande, del quale seguì le orme. Nel 2015 a Celso Barausse il riconoscimento di una medaglia al valore, consegnatagli dal Ministro della Difesa.
Un suo ricordo di vita: “Andai a Granezza, sull’Altopiano di Asiago e combattei insieme a Rinaldo Arnaldi detto ‘Loris’, che divenne un mio caro amico. Lui per me rimarrà, assieme alla sorella Mary, staffetta partigiana che in quegli anni si impegnò in pericolose spedizioni in Svizzera per aiutare gli ebrei fuggiaschi, uno dei ricordi più belli del periodo Resistenza. Assieme a Giacomo Chilesotti. Furono tre figure importanti per me: persone integerrime, altruiste e molto coraggiose, che non tradirono mai l’ideale della libertà”. Celso Barausse, assistito nel centro Ipab “La Pieve”di Breganze, è mancato nella notte tra sabato 13 luglio e domenica: è toccato ai figli Gianluigi e Anna salutare il padre e nonno di nipoti e pronipoti.
L’associazione dei Finanzieri d’Italia lo ricorda così alla vigilia dell’ultimo addio: “Virtuoso esempio per i finanzieri di ogni generazione, Egli ha combattuto, vestendo le fiamme gialle, l’invasore tedesco, prendendo parte eroicamente alle azioni di Liberazione del Vicentino”. E ancora: “siamo riconoscenti a Celso per la straordinaria prova di costanza nella vita e di saggezza nelle azioni, esempio di tenacia e testimonianza viva delle atrocità della guerra.
Festeggiato il traguardo del secolo, lo scorso 1 febbraio, nella Sala Consiliare di Thiene, ha ricevuto la Benemerenza da parte della Presidenza Nazionale, il pubblico riconoscimento da parte della gerarchia provinciale della Guardia di Finanza e dalle locali autorità”.
Fino a poco tempo fa, nonostante il secolo di vita, l’anziano vicentino godeva di una salute ancora forte, sorretto nella deambulazione solamente da un bastone inseparabile. In tanti che lo hanno conosciuto, ne ricordano oggi le qualità umane oltre che il suo esempio di uomo prima ancora che di militare. Il rito religioso di suffragio sarà celebrato domani, mercoledì 17 luglio, nel vicino Duomo di Breganze (cerimonia dalle 15.30), mentre le spoglie del centenario vicentino poi saranno accolte nel cimitero di Fara, la sua casa.