Il risarcimento della diffamazione diventa dono per l’Emporio: “Le parole possono fare male”


“Ho voluto che una vicenda che mi ha coinvolto personalmente vedendomi offeso in rete diventasse una risorsa da mettere a disposizione della collettività e un’occasione per porre l’attenzione sulla potenza della comunicazione attraverso i social network”. Pensiero, questo, del sindaco di Thiene Giampi Michelusi, che ha così devoluto i proventi di un risarcimento ottenuto a seguito di una diffamazione via social all’Emporio solidale “Olmo”.
Una storia nata dopo che un utente, utilizzando il proprio account Facebook, aveva pesantemente diffamato il primo cittadino al punto che lo stesso non aveva potuto ignorare una tale violenza verbale, a seguito della quale si era pertanto convinto a sporgere querela all’autorità competente: “La mia azione non aveva certo come obiettivo il risarcimento in denaro – ha spiegato Michelusi – ma la veicolazione di un concetto mai troppo ripetuto: le parole hanno un peso, qualunque sia il contesto e il mezzo con cui si esprimono. A qualcuno ancora sfugge che la mediazione di un device e l’ampiezza della platea, possono trasformare un messaggio in una pericolosa arma verbale di cui talvolta l’autore non è neppure pienamente consapevole. Nel mio caso un episodio di diffamazione, a cui è seguita una querela per cui poi l’imputato è stato condannato ad una multa”.
Una multa divenuta dono inatteso a chi ne ha più bisogno, col primo cittadino che si è così recato all’Emporio munito di assegno. Un monito per chi dimentica con troppa facilità che dietro un profilo social, c’è una persona fisica chiamata a rispondere in solido delle proprie azioni e delle proprie parole. Lette da migliaia di internauti e capaci di ferire come le più potenti tra le armi: fissate a imperitura memoria a descrivere un’indelebile vergogna. In primis per chi le ha digitate.