“La mia odissea verso l’Italia”. Studenti a confronto col migrante Jean
Una storia come (purtroppo) tante se ne sentono in questi ultimi anni, ma che raccontata di persona assume tuttaltro significato e forza.
Gli studenti del liceo Corradini di Thiene hanno potuto ascoltarla incontrando il 26enne Jean Bloom, guineano arrivato in Italia al termine del suo ‘viaggio della speranza’, passando tre volte per il dramma della traversata mediterranea in barcone.
“Due classi quinte hanno avuto modo di partecipare ad un incontro di due ore, svolto interamente in francese, durante il quale sono venuti a conoscere l’esperienza di un giovanissimo migrante ventiseienne – ha spiegato il dirigente scolastico Marina Maino – la toccante esperienza ha coinvolto profondamente gli studenti e i docenti presenti in aula magna che, in alcuni momenti, sono stati davvero commossi dalle parole del giovane ospite”.
L’incontro dei ragazzi con Jean Bloom è stato infatti pensato per sviluppare le competenze di francese degli studenti di indirizzo linguistico della scuola, ma anche per vivere un’esperienza molto forte e di attualità come quella della migrazione africana verso l’Europa. “Lo abbiamo incontrato giovedì 16 Novembre – scrivono i ragazzi delle due classi coinvolte – è stato molto arricchente e toccante. Jean è partito dal suo paese natale con il suo migliore amico per cercare una vita migliore, ma invece è arrivato in Mali, stato dove sono presenti gli jihadisti. Per questo motivo hanno ripiegato in Algeria dove sono stati sfruttati e maltrattati.
Dopo un po’ di tempo, l’amico l’ha convinto a partire per la Libia dove sono stati trattati come animali. Durante il viaggio verso l’Italia – proseguono i ragazzi – il gommone si è bucato e piuttosto di morire, hanno accettato di salire in una barca di pescatori; arrivati nella costa libica, li hanno catturati e fatti prigionieri. Jean ha tentato nuovamente il viaggio verso l’Italia e, dopo molte difficoltà, è stato salvato da una nave italiana e portato a Lampedusa”.
Da lì l’inizio di una nota trafila. Jean Bloom è in Italia da 7 mesi e non ha ancora i documenti, ma spera di riceverli il prima possibile e sogna di trovare un lavoro e di formare una famiglia.
“Abbiamo davvero apprezzato la disponibilità del signor Jean Bloom nel condividere un’esperienza intima e traumatica come quella che ha vissuto – concludono gli studenti – ciò che conoscevamo riguardo al fenomeno dell’immigrazione si limitava alle notizie forniteci da telegiornali o articoli, ora ne sappiamo molto di più”.