Frana Busatti, almeno un mese per riaprire. Ma la Valle dell’Astico non ci sta
Tiene ancora banco la discussione dopo l’ennesima frana lungo la Sp350 che al chilometro 26, poco dopo località Busatti, nella notte fra domenica 11 e lunedì 12 febbraio, ha nuovamente interrotto l’importante collegamento viario tra Veneto e Trentino Alto Adige. Il danno oltre la beffa se si considera che con la chiusura, avvenuta oramai quasi un mese fa, della statale 47 in località San Marino nel comune di Valbrenta, i collegamenti tra le due regioni sono divenuti davvero complicati: due movimenti franosi e due arterie stradali impraticabili per pendolari oltre che per i tanti turisti in cerca delle piste da sci ancora nel pieno della stagione invernale.
E se, dopo il sopralluogo di inizio settimana da parte dei tecnici della provincia autonoma fra i tornanti dopo l’abitato di Lastebasse, sono stati stimati in un mese circa i tempi di riapertura della carreggiata, sono i residenti della Valle dell’Astico e appunto i pendolari a prendere parola sfiduciati dopo che già lo scorso 4 novembre i massi caduti dopo le forti piogge hanno costretto a lunghe deviazioni sino al ponte dell’Immacolata: “L’unica fortuna è che sinora l’inverno è stato più che clemente – racconta Luciano D., ingegnere residente a Folgaria e impiegato in un’azienda dell’alto vicentino – ma garantisco che oltre un’ora per raggiungere il posto di lavoro guidando in strade come quella per Tonezza, specie nottetempo, è tutt’altro che agevole. Non parliamo se trovi mezzi pesanti: lo dico senza polemica, ma avrei avuto meno fretta di aprire per l’8 dicembre, con la prima frana. Che il versante fosse ancora precario lo si vedeva ad occhio”.
Non dissimile il parere di Alberto Rossi, titolare e fondatore di AGR Forge, azienda impegnata nella produzione di forgiati e laminati con una trentina di dipendenti molti dei quali costretti ad altrettanti spostamenti “impegnativi” pur di raggiungere il luogo di lavoro proprio ad una manciata di chilometri dalla frana: “L’impatto negativo che colpisce di più la nostra azienda – afferma il manager – così come le aziende della zona, è dovuto ai dipendenti residenti nella zona di Lavarone che sono impossibilitati a recarsi nei luoghi di lavoro. Sono risorse molto importanti per le nostre aziende per la loro professionalità e l’impatto della frana è sicuramente negativo sia per il singolo lavoratore che per l’azienda stessa. Si ricercano sicuramente alternative in quanto è impensabile che i dipendenti, per un lungo tempo, debbano fare la strada per Tonezza o per Asiago per arrivare nelle nostre aziende. Siamo molto dispiaciuti per il disagio che crea ogni frana e sollevati dal fatto che la rottura sia solo “materiale” e non abbia avuto conseguenze catastrofiche per chi transitava in quella via. Sicuramente il traffico è sostenuto ogni giorno sia in andata che in ritorno: confidiamo che, gli organi competenti, intervengano quanto prima per una soluzione definitiva, come speravamo fosse quella attuata a dicembre”.
In attesa di buone nuove anche il sindaco di Lastebasse, l’ultimo comune vicentino prima del confine trentino: “Per ora nuovi aggiornamenti non ne abbiamo – spiega Emilio Leoni, ma il disagio è grande per molti nostri concittadini: penso ad esempio a chi è impiegato negli impianti sciistici, ma anche ad un’insegnante di ruolo in una scuola di Lavarone. Non sta a me definire strategie e alternative, ma mi unisco all’auspicio di un ripristino definitivo e quanto più possibile sicuro”.