L’ultimo saluto a Paolo Dal Zotto, malato di Sla: “Ci hai insegnato il dono della vita”
Thiene ha dato stamane l’ultimo saluto a Paolo Dal Zotto, il designer di 51 anni che da sei anni soffriva di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica che lo teneva imprigionato nel suo corpo inerme. Gli amici, decisi a sostenere il suo diritto alla vita, avevano fondato per lui l’associazione Sla Mai Soli.
Dal coraggio indomito, nell’attraversare questa malattia così dura ed impegnativa Paolo Dal Zotto ha potuto contare infatti su tutta una comunità di persone care: dalla compagna Ilenia alla mamma Antonietta, dai fratelli Francesco e Roberto, fino a tutti i parenti e gli amici, tutti hanno cercato di condividere con lui le difficoltà che ha comportato questa grave malattia neurodegenerativa progressiva, che colpisce le cellule nervose cerebrali e il midollo spinale rendendo impossibile qualsiasi movimento.
“Se n’è andato con la sua musica, la sua logica e la sua sottile ironia” avevano scritto gli amici della onlus annunciandone l’altro giorno la morte su Facebook. Durante il funerale, che si è tenuto martedì mattina in Duomo, hanno letto un messaggio intenso e carico di amore.
“Caro Paolo – hanno detto – stiamo vivendo delle giornate dai sentimenti contrastanti dove il sollievo di non vederti più soffrire nasconde in parte la nostra ribellione per averti perso così presto e la tua inesorabile lotta per la vita, ma non dimenticheremo. Vogliamo ringraziarti perché sei sempre stato un prezioso e sincero amico quando eri libero ed un maestro quando ti sei trovato dinanzi la malattia; non hai mollato e sempre hai tenuto alta la tua dignità. Ci hai insegnato tanto sul prezioso dono della vita, vita che hai sempre amato e voluto, forte dell’amore della tua famiglia dei tuo amici e di Ilenia, il tuo prezioso angelo.
Proprio voi due ci avete fatto toccare con mano la forza dell’amore, sentimento che ha dato vita a una solidarietà che non pensavamo esistesse, ha unito tanta gente… Qualcosa di grande, di inimmaginabile, di fantastico. Paolo ci hai lasciato tanto e la ribellione interna che portiamo per la tortura subita cercheremo di trasformarla in energia positiva per continuare la tua battaglia contro questa malattia. Sarai sempre con noi e che il Signore ti accompagni. Ciao”.