Marmolada, mercoledì il funerale di Tommaso Carollo. La compagna ferita: “Passano i giorni ed è sempre peggio”.
Alessandra De Camilli probabilmente potrà seguire dallo schermo di un computer il funerale di Tommaso Carollo, morto vicino a lei in Marmolada quando è rimasta ferita. Il triste appuntamento è fissato per mercoledì 20 luglio, con l’addio all’alpinista 47enne celebrato alle 10 nel Duomo di Thiene. Il nulla osta della Procura di Trento è arrivato a due settimane dalla tragedia che è costata la vita a undici persone e nella quale la scledense De Camilli ha riportato gravi fratture, ma è rimasta viva. Anche se, come lei stessa ha dichiarato, “Passano i giorni ed è sempre peggio. Manchi tantissimo”.
“Ora sei nella luce, sei nel vento, sei nel suono. Sei in Dio”, è la dedica che il figlio Filippo ha dedicato al suo papà che non c’è più e che gli ha insegnato ad amare la montagna.
“Sei stato per tutti noi un esempio di onestà, di coraggio, di altruismo e di impegno. Ci manchi, ma hai tracciato una strada che seguiremo”: è quanto i familiari hanno voluto scrivere nel necrologio che annuncia il funerale e che unisce tutte le persone – il figlio, i familiari, la compagna, gli amici e i colleghi – che gli daranno l’ultimo saluto.
Alessandra De Camilli, la compagna – ferita e miracolata – della tragedia accaduta in Marmolada domenica 3 luglio, pensa sempre a Tommaso Carollo, che su quella montagna ha perso la vita. E’ stata trasferita giovedì scorso dall’ospedale Santa Chiara di Trento a quello di Santorso, vicino casa, ma i suoi pensieri sono sempre lì, vicino al suo compagno, che gridandole “via” dopo aver sentito il boato della montagna potrebbe averle salvato la vita.
A Schio, ad aspettarla, la sua famiglia e ci sono i suoi amici, ma non ci sarà Tommaso, il suo compagno, che nella Regina delle Dolomiti è morto, travolto da quella stessa valanga di ghiaccio e roccia che ha fratturato metà corpo ad Alessandra.
“Dopo dieci giorni in ospedale a Trento, è arrivato il giorno del trasferimento all’ospedale di Santorso, per essere più vicina a casa – ha raccontato giovedì la 51enne – Sono stati giorni particolari: trasportata qui in elicottero dal ghiacciaio della Marmolada in stato di shock domenica, operata subito d’urgenza. Ho ricordi frammentari di quel pomeriggio e della prima notte. Ricordo il dolore fisico, la disperazione, il non rendermi conto completamente di cosa mi era appena successo e di cosa mi stava succedendo, l’essere sola lontana da casa, il chiedermi dove fosse Tommaso, dove fossero tutti gli altri”.
Alessandra è quasi certa che proprio Tommaso, esperto alpinista, con il quale aveva cominciato a frequentare la montagna in modo più “professionale”, l’abbia salvata. Spingendola all’esterno della valanga che cadeva dal seracco, che l’ha travolta ma non uccisa.
“Ora che affiora qualche ricordo e qualche particolare in più, posso ragionevolmente pensare che, se sono viva è, forse, grazie a te – ha detto la donna – Tutti devono sapere che persona onesta, seria, corretta ed altruista fossi. Con te mi sentivo sempre al sicuro”.
Alessandra sa di essere una “miracolata”, sa di avere scampato la morte per un soffio. In dieci giorni di sofferenze fisiche e morali, è stato il personale medico del Santa Chiara ad essere il suo punto di riferimento. E a loro, nel giorno del trasferimento a Santorso, ha dedicato un pensiero: “Volevo ringraziare tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che si sono presi cura di me. In questi giorni non solo hanno svolto al meglio il loro lavoro, ma hanno fatto di tutto per farmi star bene regalandomi sorrisi e conforto, facendomi sentire il meno possibile la solitudine, la distanza da casa. Sono stati sempre presenti e lo hanno fatto in modo garbato ma costante. Nonostante i loro turni lunghi, l’essere a volte in pochi o di corsa. Ho visto la differenza tra fare un lavoro e fare un lavoro con il cuore. Ho conosciuto anche Laura e Beppe , due “compagni di sventura”, feriti anche loro sul ghiacciaio e ricoverati qui. Anche con loro si è instaurato un bellissimo rapporto. Io ringrazio tutti di cuore, soprattutto il personale dell’ospedale, per avermi salvato la vita e per avermi trattato con così tanta umanità. Grazie”.
Undici vittime, otto delle quali venete (di cui sette vicentine), per le quali questa sarà la settimana dell’ultimo saluto: Filippo Bari 27 anni di Malo, Tommaso Carollo, 48 anni di Thiene, Paolo Dani, 52 anni di Valdagno, Nicolò Zavatta 22 anni di Barbarano Mossano, Davide Miotti di 51 anni e la moglie 44enne Erika Campagnaro di Cittadella e i fidanzati di Asolo Gianmarco Gallina e Manuela Piran (quest’ultima originaria di Bassano del Grappa), entrambi di 36.”Da parte nostra sarà un addio carico di dolore e di cordoglio, per le vittime venete, come per tutti gli altri – ha detto Luca Zaia, presidente della Regione Veneto dopo che la Procura della Repubblica di Trento, titolare delle indagini, ha dato il via libera all’organizzazione delle esequie delle vittime del crollo del Seracco in Marmolada – Si rinnoverà il forte sentimento di vicinanza alle famiglie, mai sopito nei giorni dopo la tragedia, mentre verrà dato l’ultimo saluto a persone amanti della montagna che rimarranno nei nostri cuori come le vittime di una dalle più grandi tragedie della storia dei nostri monti”.
Ieri, intanto, sulla Marmolada si è aperto un nuovo crepaccio di 200 metri che chiama alla cautela: sono stati effettuati alcuni sopralluoghi dai tecnici ma sono state sospese le operazioni sulla Marmolada. Anche i droni, utilizzati per le ricognizioni prima degli interventi mirati, sono fermi e i monitoraggio proseguono solo a distanza.