Ex Safond, cresce il fronte del no al nuovo piano industriale: “A rischio acqua e aria”
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Sono oltre 300 le firme raccolte in meno di una settimana contro la realizzazione, a Montecchio Precalcino, di una piattaforma multifunzionale per il recupero di rifiuti sanitari e per la produzione di “EoW” (“End of Waste”) per fonderie il cui progetto è stato reso pubblico dal soggetto proponente, Silva Srl, lo scorso novembre.
Una petizione fortemente voluta dal “Comitato Tuteliamo la Salute“, nato proprio per sensibilizzare la cittadinanza contro quelli che vengono definiti come “rischi troppo onerosi” per un ecosistema fragile e complesso come quello su cui dovrebbe sorgere questa nuova realtà industriale. Una proposta progettuale che prevede la realizzazione di alcune opere edilizie e di impiantistica generale adeguate all’implementazione e miglioramento delle linee di trattamento rifiuti, finalizzate alla gestione, oltre che delle sabbie di fonderia, anche di altre tipologie di rifiuti rientranti, prevalentemente, nel circuito sanitario. Una gestione – trattandosi di impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari a rischio infettivo – con una notevole potenzialità di trattamento: circostanza che sommerebbe i suoi fattori di rischio a quelli dell’impianto di trattamento di sabbie di fonderia, fattori che a loro volta si sommano con i rischi della discarica per le terre di fonderia che non possono essere riciclate e che, non da ultimo, andrebbero ad aggiungersi al rischio rappresentato dalle terre di bonifica che da tutta Italia potrebbero affluire in quella stessa discarica.
Un circolo “poco” virtuoso che minerebbe la salubrità ambientale della zona ai confini col comune di Villaverla, già protagonista dell’annosa vicenda legata all’ex Safond Martini : “Il nuovo piano industriale – spiegano i referenti del Comitato dalle loro pagine social – comporta un costo ambientale, e non solo, altissimo.
In primo luogo, portare i rifiuti ospedalieri a Montecchio Precalcino prevede che poi questi vengano nuovamente movimentati verso un termovalorizzatore, azione poco sensata dal punto di vista logistico. In secondo luogo, le due nuove linee di trattamento delle sabbie e dei rifiuti di fonderia implicano un aumento delle emissioni in atmosfera. La mancata infrastruttura stradale per sopportare un ulteriore traffico di camion da una parte e l’assegna di adeguate fognature in una zona ricca di pozzi privati lungo la linea delle risorgive dall’altra, dovrebbero già essere motivo ostativo: senza trascurare odori e inquinamento acustico. Non si vuole negare che ci sia bisogno di piani industriali simili – ammette il Comitato – ma mettere in luce come questi non possano essere realizzati in un’area così preziosa, fragile e già provata”.
Acqua nera nella roggia dopo il cattivo tempo. La causa uno scarico industriale