“Così sono diventato un uomo”: Oscar racconta i suoi 7mila chilometri girando l’Italia

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“A qualcuno che mi vede ormai un adulto oltre i trenta ho dovuto mostrare la carta d’identità: però è vero, sono partito ragazzo e sono tornato uomo”. Sorride divertito ma dice una cosa molto più profonda della battuta con la quale un po’ ci scherza Oscar Danielli, 20 anni compiuti a luglio e una passione viscerale per la camminata in montagna. E’ lui il protagonista dell’evento che sabato prossimo 10 agosto dalle 20, a Pedemonte, racconterà dei suoi oltre 7mila chilometri attraversando l’Italia.

Se non un record, comunque tra i pochissimi a osare tanto in un unico grande tour. Un ragazzo solo all’apparenza come tanti Oscar, che ancora minorenne prendeva la sua tenda e fuggiva bivaccando tra quelle cime che sono sempre state un po’ la sua seconda casa: “I miei mi hanno sempre compreso – confessa il ragazzo residente a Valdastico – questa mia passione vedendo che comunque mi comportavo responsabilmente, pur con qualche preoccupazione, non mi hanno mai ostacolato”. Una montagna da vivere soprattutto in solitaria, di rado con qualche amico, affinando e preparandosi a quello che sarebbe stato il sogno da realizzare. Quel “Sentiero Italia” che non è solo un percorso fisico, ma anche e soprattutto un viaggio emotivo, culturale e storico, sviluppato attraverso 20 regioni, 16 siti UNESCO e numerosi Parchi nazionali e regionali: “Ho messo da parte qualche soldino lavorando, dopo gli studi, per un paio d’anni – spiega l’escursionista classe 2004 – finché mi sono deciso e il primo maggio del 2023, con un zaino di 20 chili sulle spalle, tanta curiosità e armato solo delle mie forze, sono partito”.

Solo salvo qualche breve tratto condiviso con altri camminatori, come il caso di un 28enne incontrato nello stesso tragitto e ora divenuto amico. Un viaggio nell’interiorità a conoscere l’Italia ma soprattutto sé stesso, attraverso momenti di gioia e stupore, ma anche di paura e di incertezze: “I primi venti giorni sono stati senza dubbio i più duri – racconta ancora Oscar – quelli in cui realizzi che starai via da casa per lungo tempo. E poi altro momentaccio quello in Piemonte con un bronchite che non mi lasciava. Ho rischiato di mollare, ma poi la cura ha funzionato: in ogni caso, anche in quei giorni, non ho mai smesso di camminare”.

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E cosa si sia portato a casa di tante fatiche, celato dietro quegli occhi che sprigionano il fuoco di una giovinezza scalpitante ma opportunamente domata, è presto detto: qualche lacrima e tanti sorrisi, tramonti e albe che non potranno mai essere descritte, giorni di sole e tempeste di ghiaccio, incroci di sguardi e animali che sono sembrati dentro quel fantastico squarcio di vita. Squarci come quelli sul tricolore usato un po’ come mantello e sventolato con orgoglio dopo 300 giorni di camminata: “Oggi Oscar è una persona meno introversa e più consapevole – dice di sè il 20enne della valle dell’Astico. Amo la vita e sono contento di essere nato in questa nazione che non ha eguali. Così mi riserva il futuro? Lo ammetto, ho in mente una nuova sfida. Ma questa è un’altra puntata”.