Privacy violata della ex dipendente “infedele”, il Comune rinuncia al ricorso, ma scrive al ministro Nordio
Una lettera per dire al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che il Comune rinuncia a fare ricorso per il bene dei cittadini, ma che multare il Comune per un fatto del genere non sta né in cielo che in terra.
L’ha scritta il sindaco di Thiene, Giampi Michelusi e la vicenda è quella che ha coinvolto il Comune di Thiene e una dipendente infedele: vicenda nota, che ha portato alla fine del mese scorso al sanzionamento del Comune stesso per violazione della privacy della dipendente. La donna era stata licenziata nell’ottobre 2019 ed era poi andata a processo per essersi intascata 15 mila euro di diritti di segreteria destinati alle casse comunali. Un’appropriazione indebita andata avanti per sette anni e scoperta solo grazie ai controlli contabili degli uffici comunali stessi. Nel novembre 2020 l’ex dipendente ha patteggiato un anno e sei mesi di reclusione per peculato ed è stata anche interdetta dai pubblici uffici per 5 anni. Ha dovuto anche risarcire il danno arrecato alle casse dell’ente.
Una vicenda per il quale lo scorso ottobre l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha multato con tremila euro l’Amministrazione Comunale per il trattamento illecito di dati personali: il Comune insomma avrebbe leso la riservatezza di una dipendente destinataria di un licenziamento senza preavviso, in quanto aveva inserito nel provvedimento di presa d’atto della sanzione disciplinare, pubblicato per 15 giorni all’Albo on line, il suo numero di matricola.
Michelusi non ci sta e, decisa la rinuncia a ricorrere contro la sanzione, ha inoltrato al ministro una lettera, “in qualità di Sindaco, ma ancor prima come cittadino”.
“L’utilizzo del numero di matricola, conosciuto dai soli dipendenti dell’Ufficio personale che, ratione materiae, erano già a conoscenza del fatto – spiega Michelusi nella lettera – costituisce una tecnica di pseudonimizzazione in linea con quanto previsto dal Regolamento generale sulla protezione dei dati, anche noto come Gdpr”. Argomentazioni che, spiega ancora il sindaco, non sono servite ad evitare la sanzione pecuniaria, anche se giudicate “pregevoli” dallo stesso Garante della Privacy. Quest’ultimo infatti, ha ritenuto il numero di matricola “un numero di identificazione certamente idoneo a consentire di risalire all’identità dell’interessato, non solo da parte del personale autorizzato del Comune, ma anche di eventuali terzi, con i quali l’interessato ha potuto, nel tempo, condividere tale numero”, come colleghi e familiari.
“Il rammarico per l’esito dell’attività istruttoria dell’Autorità Garante – aggiunge il sindaco di Thiene nella lettera – si aggiunge all’amarezza della vicenda culminata con il provvedimento di licenziamento senza preavviso, che ha costituito il presupposto dell’atto oggetto della sanzione, provvedimento disciplinare resosi necessario a seguito di ammanchi di denaro dei quali la dipendente si è resa responsabile. Insomma, oltre il danno, la beffa!
In via generale, mi chiedo quale sia l’utilità della sanzione pecuniaria comminata ad un Ente pubblico; infatti, fatta salva ovviamente la colpa grave e il dolo del singolo, non posso non riflettere su come il gravame economico meramente pesi sul bilancio comunale e di conseguenza, in ultima analisi, su ogni cittadino”.
Il primo cittadino sottolinea anche la frequenza con cui il Garante della Privacy usa il sistema sanzionatorio: “In uno studio dell’Osservatorio AIDR relativo all’applicazione della normativa della protezione dei dati nella Pubblica Amministrazione, di cui si dà notizia in articoli pubblicati sul web, si è evidenziato che sulla base dell’indagine fatta da Finbold (principale sito di notizie tecnologiche in Irlanda), sui dati provenienti dal database GDPR Enforcement Tracker, l’Italia, per le sanzioni comminate nel 2020, era al primo posto avendo, da sola, la quota maggiore per valore delle sanzioni comminate pari a ben 45 milioni di Euro sul totale dei 60 milioni complessivi comminati in tutti e 27 Paesi dell’Unione Europea. Signor Ministro, in un momento storico in cui Amministratori e Dirigenti sono quotidianamente impegnati a porre in essere ogni strategia per garantire l’elevato standard di qualità a cui i cittadini hanno diritto nell’erogazione dei servizi comunali, anche a fronte di costi generali e in particolare energetici in continuo aumento, è stata distratta dalle casse comunali la somma di € 1.500,00 per il pagamento della sanzione in forma ridotta, per aver commesso un illecito il cui presupposto ha generato in me dapprima incredulità financo lo sdegno: quale grado di verosimiglianza e ragionevolezza ha in sé sostenere che nella vita quotidiana un lavoratore ha abitualmente motivo di comunicare la propria matricola a terzi che la annoterebbero o la memorizzerebbero, tanto da poterla ricondurre in ogni momento all’interessata?“.
Da qui la decisione dell’ente, “sempre attento e puntuale nell’ossequiare la norma e la dignità di ogni cittadino”, di non fare ricorso: non come ammissione di colpevolezza, ma come “manifestazione della massima responsabilità nei confronti dei cittadini ai cui bisogni destinare tutte le risorse possibili”. “Nel provvedimento con il quale abbiamo deciso di rinunciare ad impugnare il provvedimento sanzionatorio, infatti, – spiega così Michelusi – ha avuto un rilevante peso il dettato dell’art. 166, comma 8, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, nella parte in cui consente di definire la controversia mediante il pagamento di un importo pari alla metà della sanzione irrogata. I costi per la costituzione in giudizio, l’alea connaturata ad ogni contenzioso e gli incerti tempi di conclusione dello stesso hanno, inoltre, fatto da corollario alla definitiva decisione”.
Una lettera che si conclude con “l’auspicio, da Sindaco e da cittadino, che possano essere previste, per far valere le proprie legittime ragioni avverso simili provvedimenti sanzionatori, forme alternative a quella giudiziaria oppure semplificazioni della possibilità di ricorso meno onerose delle attuali”.