Undici rapine ai coetanei e una tentata estorsione in centro. In comunità due 16enni
Undici rapine in poco più di un mese ai danni di coetanei, tutti minorenni. A bloccare i primi passi di carriera criminale di due ragazzi thienesi di 16 anni, entrambi di origini magrebine, la compagnia dei carabinieri di Thiene. La dinamica degli episodi si articolava in due modi: farsi dare lo smartphone in “visione” per poi pretendere denaro in cambio della restituzione, oppure la richiesta esplicita di soldi minacciando altrimenti di picchiare il malcapitato di turno. Due i fermati, ora assicurati a istituti di riabilitazione sociale fuori provincia, ritenuto marginale invece il ruolo di altri componenti del gruppo che bazzicava dai giardini del “Bosco” alla stazione delle corriere e nelle vie del centro storico.
La prima avvisaglia per i militari giunse lo scorso 21 settembre, quando un primo studente della zona si reca al comando di via Lavarone per denunciare la sottrazione di 20 euro, dopo la “tattica” del telefonino in prestito e le minacce di percosse. “O paghi o ti picchiamo” avrebbero detto in soldoni gli apprendisti gangster, frasi ripetute in più occasioni nel centro storico della città, al Parco del Donatore e nel piazzale del “Bosco”.
Ai carabinieri comandati dal capitano Davide Rossetti è apparso chiaro pochi giorni dopo che non si trattasse di un caso isolato. Altri tre i casi analoghi segnalati in una manciata di giorni, poi ancora nelle date del 29 settembre, 11, 13 e 25 ottobre. Nel frattempo, le indagini erano state avviate consentendo l’identificazione dei due e formalizzando le ipotesi di reato: tecnicamente si parla di rapina, in 11 episodi accertati, e in uno di tentata estorsione. Fondamentali le descrizioni fornite da parte dei raggirati per poi estrapolare l’identità dei colpevoli, di fatto già conosciuti dalle forze dell’ordine nelle attività di controllo del territorio, anche se incensurati.
Ad inizio settimana, dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura dei Minori di Venezia, l’ok agli uomini dell’Arma per l’intervento: i due nati nel 2002, studenti in istituti scolastici della zona, sono stati raggiunti nelle loro rispettive case e accompagnati in comunità, una in Veneto e l’altra fuori i confini della regione. “L’auspicio – ha spiegato il capitano Rossetti – è che tenendoli lontano dalle frequentazioni di brutte compagnie si ravvedano e prendano coscienza dei loro atti. Non siamo di fronte a gang strutturate e gerarchizzate, ma di un gruppetto di ragazzini che puntavano a racimolare qualche euro. Fortunatamente, dopo approfondite indagini, possiamo dire che non si tratta di episodi di violenza consumata, ma solo di minacce. Rimaniamo a disposizione di dei cittadini in caso di ulteriori segnalazioni”.
Riguardo al bottino acquisito nel corso del mese abbondante di intimidazioni assortite ai coetanei, si parla al massimo di 200 euro complessivi. Increduli oltre che profondamente dispiaciuti genitori dei 16enni presi in consegna dai militari prima e dagli assistenti delle comunità di recupero poi. Si tratta di famiglie integrate nel territorio, del tutto ignare dell’attività fuorilegge dei due giovanissimi nei pomeriggi, mentre gli adulti di casa erano impegnati al lavoro.