Faresin Industries progetta il trasloco a Sarcedo in una ex cava a ridosso della Spv
Faresin Industries, storica, importante e solida azienda di Breganze che produce macchinari per l’agricoltura, ha in progetto di spostare tutta la sua attività a Sarcedo, a ridosso della Superstrada Pedemontana Veneta. Una scelta legata alle necessità di espansione e riorganizzazione dei suoi cinque piccoli stabilimenti e dalla mancanza di tale possibilità nel territorio breganzese, già saturo da un punto di vista urbanistico.
La notizia girava nell’aria da alcuni mesi (era già stata comunicata ai cittadini nel giornalino comunale l’estate scorsa) e l’amministrazione comunale di Sarcedo – con in testa il sindaco Luca Cortese, con cui l’azienda da alcuni mesi ha avviato un confronto – è intenzionata a mettere, nel caso di un sì, alcuni importanti paletti e a condividere la scelta con la cittadinanza, che sarà coinvolta in un processo partecipativo già nelle prossime settimane.
Il progetto è importante e dovrebbe, nelle intenzioni della famiglia Faresin (il padre Sante le due figlie, Silvia e Giulia, che condividono la direzione dell’azienda) essere un’eccellenza in fatto di ecosostenibilità, innovazione, con un occhio anche alla crescita del territorio. L’azienda dal 1973 progetta, produce e commercializza carri miscelatori e strumenti per l’analisi della razione per il settore zootecnico, sollevatori telescopici per uso agricolo ed industriale. E’ un’azienda a guida familiare presieduta da Sante Faresin, opera a livello internazionale con una rete capillare di filiali, distributori e rivenditori.
Il progetto
La Faresin Industries produce carri miscelatori e sollevatori telescopici e opera attualmente su cinque piccoli stabilimenti in zona artigianale di Breganze, a poche centinaia di metri dal casello della Superstrada Pedemontana Veneta. Il progetto del nuovo sito produttivo riguarda la ex cava di ghiaia Girardini, ora ripristinata a campo, che sorge sul lato nord di Spv e Nuova Gasparona, fra la rotatoria di via Villa Capra a Sarcedo e il ponte sull’Astico, molto vicino quindi alle sedi attuali ma in un altro Comune.
L’azienda ha comprato il terreno e Sante Faresin, il fondatore, è anche proprietario del vigneto TenuteFosca, che sorge a nordovest del terreno dove si vorrebbe trasferire e ampliare l’intera attività. Il nuovo sito produttivo sorgerà su circa 46 mila metri quadrati (nella gallery) di lotto edificabile in un’area complessiva che ha una superficie di 137 mila metri quadrati. Nell’area è prevista anche l’estensione della strada di accesso, la creazione di parcheggi e di un bacino idraulico di mitigazione.
La restante parte verrà dedicata a rotazione colturale (già attivata da TenuteFosca, azienda agricola e vitivinicola riconducibile alla famiglia Faresin, che produce vino biologico) e ad attività agro-ambientali.
Si tratta di un intervento di trasferimento ed ampliamento dell’attività produttiva, “che andrà a evolvere il ‘distretto produttivo pedemontano breganzese-thienese‘ in cui la meccanizzazione agricola rappresenta una realtà consolidata e strategica” sottolinea una nota dell’azienda, che spiega anche come il progetto nasca “dalla volontà dell’azienda di proseguire lo sviluppo internazionale e di internalizzazione dei processi produttivi, attraverso la razionalizzazione delle sue attività in un unico polo con la previsione di aumentare notevolmente il numero dei collaboratori”. Sarebbe insomma “la naturale evoluzione di un percorso, di cinquant’anni di storia aziendale, che ha portato Faresin Industries ad affermarsi a livello nazionale ed internazionale, mantenendo sempre salde e profonde le proprie radici e relazioni nel territorio”.
I cardini
Tre sono i pilastri attorno ai quali si articola il progetto, che avrebbe già ricevuto l’ok da parte degli istituti bancari e attende ora di essere vagliato e, spera Faresin, approvato dal Comune di Sarcedo.
Il primo è la sua sostenibilità ambientale: edifici e impianti saranno improntati all’efficienza energetica e “un’attenzione rigorosa” sarà dedicata alla salvaguardia delle falde acquifere ed alla gestione etica dei rifiuti.
Da Faresin Industries bonus ai dipendenti per complessivi 400 mila euro
Lungo tutto il perimetro del nuovo insediamento produttivo è prevista la creazione di un’area di mitigazione di circa 40 mila metri quadrati e che prevede la piantumazione di nuovi alberi. L’intera area si armonizzerà inoltre con i 120 mila metri quadrati di vigneti esistenti di TenuteFosca, garantendo così un’ulteriore mitigazione ambientale.
La famiglia Faresin si è inoltre dichiarata disponibile, in accordo con l’amministrazione comunale, ad inserire all’interno della convenzione che regolerà l’intervento, di rinaturalizzare altre zone del territorio di Sarcedo, compensando così l’utilizzo di un’area che attualmente è verde.
Il secondo pilastro del progetto è la sostenibilità sociale: “Faresin Industries fa leva sulla cultura del lavoro, la ricerca e la creatività – spiega la nota aziendale – che sono valori propri del territorio in cui risiede circa il 95% dei nostri collaboratori. Per questo motivo la crescita di competenze e professionalità delle nuove generazioni è diventato un vero e proprio obiettivo aziendale”. L’obiettivo è fare della struttura “un ponte intelligente tra azienda e scuola grazie a nuovi spazi dedicati alla condivisione di conoscenza con diversi livelli d’istruzione, dalla scuola secondaria di primo grado, agli istituti tecnici, professionali, fino all’Università”. Potenziando così le collaborazioni già in essere con gli istituti del territorio.
Il progetto del nuovo sito produttivo prevede anche un piano di welfare territoriale che vorrebbe allargarsi all’intera comunità, rendendo più attrattivo l’intero “distretto produttivo pedemontano breganzese-thienese”.
Il progetto di Faresin Industries prevede inoltre di dare in uso pubblico un percorso ciclopedonale servito di parcheggi e di area di sosta pic-nic, che si articolerà in lungo tutto il perimetro da nord ad ovest, per l’utilizzo da parte della collettività.
Terzo e ultimo cardine del progetto è la sostenibilità economica: uno degli obiettivi imprescindibili del progetto è infatti “mantenere all’interno del territorio la maggior quota possibile del valore aggiunto che verrà creato, favorendo la crescita di fornitori locali di prodotti e servizi”. Inoltre, l’azienda nel valutare costi e sostenibilità del progetto non intende valutare solo il periodo di costruzione ma anche l’analisi all’intero ciclo di vita del polo produttivo, così da pianificare in anticipo eventuali interventi correttivi e adeguamenti strutturali.
“Vogliamo arrivare nella comunità di Sarcedo con innovazione, sviluppo ed aumento dell’offerta di lavoro promuovendo un’iniziativa eco sostenibile e di eccellenza” spiegano Sante, Silvia e Giulia Faresin, che spiegano anche come con la realizzazione del nuovo polo, le strutture esistenti verranno occupate in parte ancora da Faresin Industries, mentre la parte restante avrebbe già trovato “un riscontro positivo da parte del mercato con interesse anche da parte delle aziende dell’area industriale a cui appartengono”.
L’analisi: quale sviluppo urbanistico nel territorio?
Faresin Industries vuole affiancare il Comune in un’attività di conoscenza e partecipazione da parte della cittadinanza e si è già presa l’impegno di presentare agli abitanti di Sarcedo l’intero progetto. Starà poi al consiglio comunale la decisione sull’effettiva realizzazione del nuovo sito produttivo: è chiamato infatti a scegliere se approvare o no una variante con convenzione, per trasformare l’ex cava in una zona edificabile a fini produttivi.
La proposta dell’azienda breganzese, tuttavia, pone questioni che vanno oltre il suo progetto perché segna uno spostamento del baricentro produttivo nella pedemontana: questa è la sfida e la preoccupazione che, insieme al tema del consumo di suolo, la questione pone all’amministrazione comunale di Sarcedo ma anche agli altri Comuni del territorio.
Come previsto, infatti, trovarsi sull’asse strategico della Spv è importante per le aziende, specie per quelle votate all’internazionalizzazione: è ipotizzabile l’uso di aree verdi a ridosso di questa grande arteria a fronte di zone industriali già presenti in tutti i comuni, non sempre utilizzate al meglio e tutto sommato ormai datate? Come si tiene insieme la necessità di sviluppo di alcune imprese con una regione, il Veneto, che detiene la maglia nera in fatto di consumo di suolo? Come si possono spostare insediamenti produttivi per renderli più funzionali, senza erodere altre aree verdi? Ancora, che fine fanno le vecchie aree industriali fra venti o trent’anni? Per chi deve prendere decisioni – amministratori, politici e imprenditori – si tratta di questioni complesse e importanti, nelle quali tenere insieme l’ambiente, il lavoro, il benessere delle rispettive comunità.