Storie di vicentini, Bettanin: da Sarcedo a Milano passando per Londra e Stati Uniti
Stefano mastica la lingua inglese come e forse più dell’italiano ormai. E figuriamoci del dialetto veneto delle origini. E proprio dal suo cognome vicentino doc – Bettanin -, si può estrapolare la sua “scommessa”, quella con il destino: to bet, appunto, che significa scommettere. Nel suo caso esclusivamente su se stesso.
Oggi Stefano, figlio di papà Nereo, di mamma Carla Tomasi e fratello di Riccardo, tutt’ora residenti a Sarcedo da dove il manager ha spiccato il volo, ha compiuto 37 anni e ha piantato radici di vita e professionali a Milano, patria nazionale del settore immobiliare. Che lui, da tenace pioniere insieme al suo staff di collaboratori, ha saputo ingegnosamente intrecciare con il turismo, ricavando da questa intuizione un segmento di mercato che lo ha reso in pochi anni titolare di Rentopolis e presidente dell’associazione Property Managers Italia.
Nato a Sandrigo e cresciuto poco lontano, dunque, dopo il diploma di liceo al Corradini di Thiene, ecco in rapida successione la laurea in Giurisprudenza a Trento, un contratto da ricercatore a Londra e un’esperienza di lavoro negli Usa a Washington. Il “figliol prodigo” non intende farsi etichettare fra i cervelli in fuga, perciò rientra in patria. Fuochino. A circa 200 chilometri, ma poco importa. Milano e il suo tourbillon di opportunità sarà la scelta, immaginandola chissà, magari, come il fatidico trampolino per una carriera da avvocato rampante dopo da veneto ruspante.
Una strada che inizialmente intrapresa, si complica, convincendolo a riscoprirsi o forse reinventarsi imprenditore di se stesso prima di tutto, attirando le attenzioni di media specializzati che lo definiscono come il “golden boy” delle locazioni a breve termine, o se preferite vacation rental.
Ville e appartamenti costituiscono il suo “pane quotidiano”. Quale l’intuizione giusta di questo ormai maturo ragazzo vicentino?
“Nasce tutto da un’esigenza, dalla necessità di ripartire dopo un episodio che mi ha cambiato la vita. Era il mio compleanno di qualche anno fa, lavoravo in uno studio legale in Lombardia, e proprio in quel giorno mi fu comunicata la chiusura del rapporto professionale in quanto ultimo arrivato. Fu una fase piena di dubbi, dovevo trovare un’alternativa, essere costretto in prospettiva a tornare a casa l’avrei vissuta come una sconfitta personale, dopo aver tanto investito nel mio percorso. Nel bene e nel male questo fatto mi ha aperto gli occhi, oggi lo ricordo quasi con un senso di gratitudine. Dentro di me avevo già il germe dell’imprenditoria da buon Veneto, volevo mettere in piedi qualcosa da solo, evidentemente serviva una spinta del destino, qualcosa dovevo pur fare”.
Il tuo business? Come è nato?
“Ho coinvolto delle figure complementari a me, un commercialista e un manager, e così l’idea si è sviluppata attingendo da competenze diverse, ha preso forma e vita. Gestiamo ville e appartamenti di proprietà, affittandole per un periodo di tempo variabile da un giorno a qualche mese, con un occhio attento all’innovazione tecnologica, alla domotica, al risparmio energetico. L’obiettivo è fornire un’esperienza, non solo un posto letto e un tetto. Dal 2013 è nata Rentopolis, prima con un impegno part-time e dal 2016 a tempo pieno”.
Si può paragonare, in senso lato, al mestiere di procuratore calcistico sostituendo le proprietà immobiliari come assistite al posto dei calciatori?
“Più che procuratore mi piace più definirmi un ambasciatore. Ok il lato economico dell’attività che rimane importante, ma la soddisfazione deriva dal riconoscermi in altre persone che condividono un percorso simile, con la voglia di mettersi in gioco. Condividere la mia esperienza, far comprendere come ciascuno possa lavorare sulla propria terra, cultura e radici per trasmetterne i valori e la bellezza nel turismo, è gratificante”.
Vale anche per i territori delle tue origini?
“Il Vicentino ha tantissimo da offrire, non lo scopro di certo io, e confesso che sto cercando dei partner. Non solo Vicenza capoluogo perchè sono svariate le perle sparse in provincia, basti pensare alle ville palladiane. Sia il segmento turistico che quello legato al business si presta ad un’attività di property manager interessante”.
La definizione di golden boy la ritieni calzante? “In un ambito in cui si parla di turismo 2.0 forse mi riconoscono come uno dei pionieri di un filone. Lo dicono i numeri: è un dato di fatto che il viaggiatore moderno cerchi più di vivere un’esperienza che visitare, non attira più il mero turismo contemplativo. In particolar modo per i visitatori stranieri, l’80% dei nostri ospiti, coinvolgendo persone del posto come guide, produttori locali e altre figure che compongono la peculiarità di ogni territorio. Non ci sono più solo Venezia, Firenze, Milano e Roma come mete ma ad esempio i borghi italiani. Basti pensare che l’Umbria risulta la regione più accattivante in questo senso”.
Fermandosi di proposito alle apparenze, quando si intrecciando termini quali business, manager, proprietà si tende fisiologicamente a svilire una professione irrorata di passione capillare in mera corsa al profitto economico. Spunta uno Stefano Bettanin versione sociale – da non confondere con social -, collegato ad Amatrice e al disastro del terremoto dell’estate 2016.
Il collegamento, per antitesi, tra le immagini delle case crollate e gli edifici solidi che costituiscono la base del suo lavoro è simbolicamente forte.
“Si è trattato di un evento pro bono. Vista la situazione drammatica verificatasi dopo la calamità, abbiamo saputo che una classe di un istituto superiore non avrebbe potuto effettuare la gita scolastica. Li abbiamo semplicemente ospitati nei nostri appartamenti, sollevandoli dai costi alberghieri, e in accordo con il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo li abbiamo accompagnati alla scoperta di Firenze. Una sperimentazione che raccolto consensi e un’esperienza emozionante per noi e gli studenti”.
A proposito di figliol prodigo. Sarcedo lo aspetta per festività natalizie. Sarà anche l’occasione per qualche perlustrazione d’affari. Se c’è Bettanin, c’è da… scommetterci.