Una sala dedicata a Giorgia, ponte fra le culture ed esempio per i più giovani
Da venerdì sera non si chiama più “sala polifunzionale” ma “sala Giorgia Bernardele”. Uno degli spazi di incontro a Sarcedo, all’interno della struttura della Scuola Primaria Zanella e quindi luogo molto vissuto in particolare dai bambini di Sarcedo, ora è infatti intitolato alla ricercatrice morta improvvisamente a soli 25 anni a fine ottobre 2016 a Mosca, dove si trovava per alcuni studi etnografici. L’intitolazione della sala, fra una commozione palpabile, è avvenuta alla presenza dei genitori, dell’amministrazione comunale, dei suoi docenti ed amici e di tanti cittadini. La grande targa scoperta riporta un intenso sguardo di Giorgia e, accanto al suo viso, una frase: “Se perdiamo il senso della gravità delle parole, come possiamo darci conto della gravità delle cose?”. Un pensiero tratto dal suo diario, di cui nel corso della serata sono stati letti alcuni densissimi brani.
L’incontro per ricordarla è stata un susseguirsi di pennellate a più voci che hanno tratteggiato il ritratto di una giovane donna curiosa e profonda, una ricercatrice che era in grado di portare un contributo originale agli studi sul folklore slavo e romeno. Ad unire simbolicamente i fili dei ricordi, la sua “prof” del liceo Corradini, Maria Gabriella Strinati, che via via ha passato la parola a quanti, ciascuno per il proprio “pezzetto”, hanno contribuito a costruire il mosaico di una personalità, quella di Giorgia, che sicuramente si sapeva elevare sopra la media per assecondare la propria indole. Una ragazza anche schiva, che non si faceva “leggere” facilmente dal suo interlocutore, ma che ha saputo conquistare la fiducia delle persone che andava a intervistare sul campo, nell’intatta regione del Maramures, a nord della Transilvania, dove ha trascorso l’estate prima di morire, raccogliendo aneddoti, storie e racconti mitologici e ancestrali dai vecchi dei villaggi.
“Era una slavista fatta e compiuta – ha ricordato il suo professore di lingua e letteratura romena all’Università di Padova, Dan Octavian Cepraga – ed era divorata dalla passione per la folkloristica. Veniva da me in ufficio a pormi domande, avevamo uno scambio di idee continuo, via whatsapp, via skype, via mail, di persona. Ho avuto la fortuna, che raramente capita ad un docente, di assistere alla sua trasformazione da studentessa a studiosa, una studiosa coi fiocchi. Aveva tre qualità: una invidiabile autonomia intellettuale, una sorta di impazienza del pensiero ed una pavidità intellettuale: amava uscire dal seminato, scalpitava per la conoscenza”.
“Per lei dover scegliere fra una materia ed un’altra era tremendo, voleva approfondirle tutte – ha raccontato Alessandra Munari, sua compagna alla Scuola Galileiana dell’Università di Padova -. Giorgia era una persona dotata di autosufficienza emotiva: stava con te solo se ti sceglieva. Era energica, quasi ruvida, a volte sapeva metterti con le spalle al muro”.
Per la tesi magistrale, aveva scelto un tema che a ripensarlo oggi mette i brividi: la morte anzitempo nella tradizione romena, “e ha getta uno sguardo originale e nuovo su un argomento su cui erano già stati scritti fiumi di inchiostro” ha spiegato Cepraga. Per il dottorato, poi, aveva avuto l’impellenza di misurarsi con gli studi sul campo e questo l’aveva portata, appunto, nel Maramures (dove i genitori di Giorgia sono tornati mesi fa, ripercorrendo gli incontri e i luoghi percorsi dalla figlia pochi mesi prima di arrivare a Mosca, villaggi che stanno sostenendo con progetti di solidarietà).
“La proposta del sindaco di dedicare a Giorgia questo spazio, vissuto dai ragazzi di Sarcedo, ci ha sorpreso e reso felici. Sarà un bel messaggio per le future generazioni. Giorgia aveva un talento speciale per lo studio, ma si applicava anche molto” ha sottolineato la madre, Michela Grotto, anche a nome del padre Claudio, in un misto di tristezza, rimpianto ma anche orgoglio e riconoscenza. “Era una abile costruttrice di ponti tra le persone, ma anche solitaria pensatrice; fine cultrice della parola, ma anche amante del silenzio. Sempre di corsa, spesso in ritardo, passava incurante da una cerimonia galileiana a una dissertazione vestita di una felpa, spettinata, ma ricca del suo sapere e della sua capacità comunicativa” ha ricordato ancora Michela.
Dopo i ricordi e gli intermezzi i musicali con canti della tradizione russa e georgiana della maestra di pianoforte di Giorgia, Guliko Lomtatidze, è stato il sindaco Luca Cortese a suggellare la serata, culminata con la scopritura della targa. Cortese ha ricordato Giorgia come una giovane naturalmente portata a riconoscere l’uguaglianza di tutte le persone nella diversità e ha ringraziato pubblicamente il prefetto, che ha consentito l’intitolazione di un luogo pubblico a una persona scomparsa nonostante non fossero passati i canonici dieci anni dalla morte. “La nostra amministrazione si è data come missione principe l’educazione civica dei cittadini più piccoli, degli studenti, che hanno ancora orecchie attente per percepire e distinguere senza pregiudizi il buono e il giusto della nostra società. E’ scattata quindi in automatico l’idea di ricordare Giorgia mettendola in connessione con i nostri giovani: lei che era un ponte fra culture, cittadina del mondo, ci è sembrata un ottimo esempio di bellezza da rappresentare ai nostri ragazzi”.