Storie di acciaio, pedali e lunghi viaggi”: Luciano Giacomelli torna nella sua Pedescala da autore


E’ quasi un ritorno alle origini quello di Luciano Giacomelli a Pedescala, suo paese natale, dove giovedì 6 marzo dalle 20.30 al Portego del Campesan, presenterà l’attesa biografia “Storie di acciaio, pedali e lunghi viaggi”. Il manager, ospite della rassegna Val d’Astico Incontra, è il quarto autore in ordine di tempo di questa kermesse letteraria voluta dalla piccola ma tenace casa editrice “La Seconda”, con il supporto di Comune di Pedemonte e Pro Loco di Pedescala.
Un modo per fissare dei ricordi e rivivere sogni e speranze quello di Giacomelli, con più di trent’anni di esperienza in qualità di direttore commerciale, managing director e direttore di comunicazione e marketing di società nazionali oltre che internazionali nell’industria metalmeccanica. Già responsabile delle strategie in Europa per Ebara Corporation Tokyo, Luciano Giacomelli è noto nella vallata dell’Astico soprattutto per la sua militanza nell’allora Forgerossi di Arsiero: sua, come non manca di ricordare, l’intuizione di gettarsi con coraggio nell’avventura di una fusione coi rivali storici della quasi dirimpettaia Siderforge, di Cogollo del Cengio. Galeotta una cena con uno dei titolari della concorrenza, fino al felice approdo a soli sei mesi di distanza, dando vita ad uno dei colossi della siderurgia nazionale.
Ma era scritto già negli astri che Giacomelli avrebbe lasciato il segno: da quando quattordicenne salutò quel paese tranquillo e adagiato a non voler cambiare troppo, per proiettarsi verso una dimensione cittadina, in cerca di quel futuro pronto a farsi conquistare. Come il mondo delle bici, dalla Campagnolo alla Cinelli – Columbus: è qui che avviene l’incontro col patron di Apple, Steve Jobs, a cui lo stesso manager vicentino consegnò una bici montata la sera prima in hotel, recapitandola dopo averla guidata in un improvvisato tentativo di collaudo, fra le strade di Cupertino. Una storia davvero costruita fra telai e anelli, con la tempra e la ponderazione dell’uomo che conosce sé stesso e i propri limiti: “Non ho scritto queste pagine per dimostrare qualcosa – recita uno dei passaggi del libro – né di essere stato bravo, tantomeno il più bravo. E se c’è una qualche bravura, essa consiste nell’accettare la grandezza del mondo, nell’arrendersi alla sua capacità di produrre stupore”.