Ora il lupo fa paura: l’assalto ai cani e la strage di caprioli riaccendono la polemica
Nel weekend dell’alto vicentino non si è parlato d’altro. Prima l’attacco ad un cane in località Prola a Velo D’Astico, poi alcuni caprioli ridotti a brandelli nella campagna di Cogollo del Cengio, passando per l’assalto ad un breton a caccia col padrone a Cesuna di Roana. E ancora tante, tantissime segnalazioni allarmate: protagonisti, ancora una volta, i lupi.
Poco meno di una decina quelli ripetutamente avvistati specie nel paese ai piedi del Priaforà, dove nelle bacheche social sono apparsi diversi appelli disperati oltre ad un unico monito più volte ribadito: “State attenti”. E tra chi ha rivelato di non sentirsela più di frequentare il noto sentiero ciclopedonale dell’ex ferrovia e chi invece ha timore persino di recarsi in cimitero – anche questo oggetto di vari avvistamenti sino alle prime luci del giorno – sono in molti a chiedersi dove siano le istituzioni. Un tema che ricorre, con inevitabile riferimento a chi come il sindaco, si ritrova ad affrontare l’ennesima tematica al di sopra delle propria competenza. Il più delle volte da provare a gestire senza una linea comune ed in ordine sparso: “Il problema lo conosciamo bene – afferma Nicola Campanaro, primo cittadino di Velo D’Astico – e già quest’estate lo abbiamo portato all’attenzione di Provincia e Regione assieme ad altri colleghi. Appreso degli ultimi eventi, ho comunque tempestivamente informato i servizi forestali e domani tornerò a risentire sia Vicenza che Venezia: auspico che quanto deciso lo scorso 2 dicembre in ordine al declassamento dello status di protezione del lupo, portando la specie da rigorosamente protetta a semplicemente protetta, possa favorire alcune valutazioni di merito”.
Parole che fanno presagire un dibattito lungo e spinoso su una questione per troppo tempo trascurata, inasprendo i toni e portando ad una comprensibile esasperazione: “Fin qualche periodo fa – commenta un utente – i lupi erano in montagna e predavano manze, vitelli, asini, pecore. Le malghe adesso sono vuote, i lupi hanno bisogno di mangiare e non sono erbivori. Gli ungulati rimasti in montagna sono diventati furbi e i lupi non riescono a predarli. Quindi per non morire di fame si spostano in basso verso i paesi. Prima o dopo succederà qualche disgrazia, ma quelli che ci governano vivono su altri stadi e non importa se uno viene sbranato da un lupo o un orso, come in Trentino: finché gli animalisti hanno più potere di chi dovrebbe far rispettare la legge, in Italia sarà da così a peggio”.