Maculan (PD) pronto per Roma: “I sindaci conoscono i problemi veri della gente e del territorio”
Il suo non è un “seggio sicuro”, ma se il Partito Democratico andasse bene alle elezioni del 25 settembre il sindaco di Zugliano potrebbe approdare a Roma come rappresentante dell’intera Provincia di Vicenza.
Sandro Maculan è infatti candidato con il Partito Democratico, nel Collegio Veneto 2 con capolista Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Non ha scelto lui di candidarsi, ma ha accettato di buon grado la proposta, arrivata alla segreteria nazionale dai circoli di Thiene e Schio e confermata nell’ottica di avere amministratori locali nelle liste. E’ proprio l’essere un sindaco che secondo Maculan è un punto di forza: “Siamo consapevoli che c’è uno scollamento tra la politica romana e la vita vera della gente. Noi sindaci siamo il riferimento dei cittadini, siamo il termometro della vita reale”.
56 anni, al suo secondo mandato come primo cittadino, Maculan è nel Pd praticamente da sempre, ma si sente “libero” di esprimere il suo parere, anche quanto è in contrasto con le linee del partito.
Sandro Maculan, una candidatura importante la sua. E’ stato scelto, quando intorno a lei molti, soprattutto tra gli uscenti, si lamentano di essere stati esclusi.
«La mia candidatura è stata una sorpresa anche per me. I circoli locali mi hanno proposto e alla segreteria nazionale il mio nome è piaciuto, soprattutto in quanto amministratore. In questa campagna io mi presento proprio come sindaco. Non ho la presunzione di portare valori intellettuali, io voglio essere un riferimento per la vita pratica, per la sanità, per il sociale, per l’immigrazione, insomma per i temi che riguardano la vita delle persone. Sono l’unica possibilità di rappresentare il vicentino per questa parte politica».
La legge elettorale prevede seggi sicuri, il suo non lo è. Vede comunque possibilità di essere eletto?
«Sì, certo. Non sarà facile, il risultato dipenderà da vari fattori, ma se il Pd avrà consenso io potrei entrare. Non è un posto impossibile da portare a casa».
Ci sono “big” candidati da fuori. Ha a che fare anche con le elezioni regionali (2025) e con il fatto che con l’uscita di scena del presidente leghista Luca Zaia il Pd può provare seriamente ad agguantare il Veneto?
«Letta verrà qui a fare la campagna elettorale, si spenderà per il territorio. A me è stato chiesto il mio impegno e sono pronto a darlo. Intanto pensiamo a questo. La richiesta di candidarmi mi ha sorpreso, è una scelta impegnativa, ma anche una soddisfazione perché esprime apprezzamento per la mia attività di sindaco. Mi candido anche per tutti i miei colleghi, compresi quelli che non sono del Pd ma che conoscono e condividono le nostre problematiche. Da anni nell’Alto Vicentino, nella Ulss7 e in Provincia collaboriamo, indipendentemente dalle nostre ideologie. Ragioniamo come territorio, come squadra».
Lei è un esponente autentico del Pd.
«Sono tesserato Pd da quando è nato il Partito Democratico. Ma non sono uno di quelli che segue le direttive senza esprimersi. Come dice il nome stesso del partito, essendo “democratico”, c’è la libertà di confrontarsi, di essere critici. Io non sono mai stato tirato per la giacca, mi sento di poter portare il mio stile nel partito. Ho vissuto il partito come utile momento di formazione, che ora manca, e di confronto».
Se verrà eletto continuerà a fare il sindaco a Zugliano?
«Sicuramente sì. Non c’è conflitto, la legge lo prevede per i paesi al di sotto dei 20 mila abitanti. E’ il ruolo per il quale è stato fatto il mio nome. E’ quello che mi garantisce il contatto con la vita vera dei cittadini. Se sarò eletto intendo proprio portare a Roma i temi cari ai sindaci».
Come mai lei e non altri che già ricoprivano il ruolo a Roma o sindaci dell’Alto Vicentino ed esponenti di partito come lei?
«Non mi sento di avere particolari poteri, ma credo di poter portare un certo stile, fatto di confronti costruttivi, collaborazione, contatto con importanti realtà, senza diaframmi ideologici. Mi sono sempre basato su idee, sulla possibilità di tradurle in realtà. Io credo nella politica che va fatta “per” e non “contro”».
I suoi tre temi principali. Quali sono?
«Non faccio promesse roboanti, serve la concretezza di reggere questa situazione difficile con responsabilità. Il Pd ha un programma a 360 gradi, con temi che condivido e io ho una mia scala di priorità. In primis la sostenibilità ambientale, che ci impone scelte di tipo energetico. Qui nell’Alto Vicentino abbiamo lavorato molto e portato a casa risultati, anche in termini di gruppi di lavoro e acquisto. Poi c’è la tenuta sociale, con una popolazione che diventa sempre più anziana e le coppie giovani che non fanno più figli perché non hanno fiducia nel futuro e non riescono a mettere basi concrete per costruire una famiglia. Lo respiriamo a livello comunale, con servizi che chiudono per mancanza di bambini: asili, scuole e di conseguenza manodopera giovane nelle imprese. E’ un ciclo intero. Poi c’è la sanità: come sindaci abbiamo un osservatorio privilegiato in questo argomento. C’è una forte criticità, con problematiche strutturali che riguardano il governo. La sanità italiana era un fiore all’occhiello e ora rischia di diventare un regalo alla medicina privata. Mi sta a cuore il tema dell’immigrazione. Nel vicentino è stato messo a punto il sistema di accoglienza diffusa, apprezzatissimo ed esportato a livello nazionale. Infine è importante l’equità: parità di stipendi tra uomini e donne. Una proposta già in agenda e con copertura finanziaria stabilita, non si parla di sogni nel cassetto o di scelte a buio. Per quanto riguarda i diritti civili non si possono fare battaglie ideologiche, bisogna guardare al mondo dei giovani per il loro futuro».
Elezioni il 25 settembre, con partiti agguerriti, slogan populistici e rischio astensionismo. Che cosa ne pensa?
«Lo snodo vero di queste elezioni è proprio la scelta scellerata di andare ad elezioni adesso, con tutti i problemi del Paese. Questo deve chiamarci come cittadini ad essere responsabili e ad andare a votare. Lo scenario italiano e internazionale ci deve far tremare, bisogna prenderci le nostre responsabilità. Draghi poteva garantire la barra dritta, soprattutto rispetto alla situazione economica. In questo momento siamo in balìa del vento e rischiamo un autunno davvero difficile ed estremamente problematico».
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Il Pd nel vicentino: qui corre anche Enrico Letta. Possamai rinuncia
Ad un posto in lista ha rinunciato il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, Giacomo Possamai, che ha spiegato di aver scelto «col cuore»: «Il Parlamento – ha scritto sui social – per chi come me ha la passione per la politica fin da bambino, è una delle massime aspirazioni. Ma in questo momento penso di poter essere più utile restando in Veneto e continuando a portare avanti il mio impegno. A partire dall’impegno per il territorio che mi ha eletto in Consiglio Regionale, dalla mia città, Vicenza, e dalla sua provincia. Sono grato a Enrico Letta per la fiducia e per la stima: per me è stato ed è un maestro, ho mosso i primi passi in politica al suo fianco e sarà per me un onore essergli vicino in questa battaglia quindici anni dopo. Perché, naturalmente, anche se non sarò candidato il mio impegno da qui al 25 settembre sarà massimo: la posta in palio è troppo importante».
Durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative in Veneto il Pd si è mostrato molto presente nel territorio. Segnale che, quando le elezioni politiche non erano ancora imminenti, in molti avevano interpretato come una presenza incalzante in vista del dopo Zaia in Regione. L’obiettivo è sradicare l’egemonia della destra, Lega in primis. «I veneti – ha spiegato al Giornale di Vicenza – si ricorderanno di chi ha tradito Draghi. A maggior ragione ora che l’alternativa al governo Draghi è manifesta e si chiama Giorgia Meloni. Con la Lega che si è arresa alla leadership di Fratelli d’Italia». Dietro di lui, nel proporzionale alla Camera la bassanese Rosanna Filippin, mentre capolista in Veneto2 per il Senato c’è Beatrice Lorenzin, a cui segue Sandro Maculan.
Gli scontenti: «Veneto luogo sicuro per vecchi leader che non verrebbero eletti in casa loro»
Gli scommettitori danno al Pd sette seggi sicuri e sono numerosi gli esclusi alle candidature che non hanno nascosto il malcontento. Soprattutto per quei “big” paracadutati dall’alto, che non appartengono al territorio, che sono già stati fatti accomodare nelle poltrone sicure.
«Ho letto i candidati eleggibili del Partito Democratico in Veneto – ha scritto ad esempio in un post Luca Cortese, sindaco di Sarcedo – e praticamente sono stati paracadutati nella nostra Regione, in posti sicuri, persone che non hanno niente a che fare con i nostri territori. Una scelta scellerata che ci farà perdere in modo umiliante. Siamo diventati il luogo sicuro per vecchi leader che non hanno capacità di essere eletti nei loro territori. Bisognava avere il coraggio di lasciare tutti i posti disponibili a persone venete, conosciute, che si sono spese per il Veneto. Sono stanco di vedere fare scelte insensate e collegate a logiche romane che dimenticano i cittadini. Venite qui a fare campagna elettorale parlando solo di ius soli, ddl Zan, temi importanti, ma ai veneti devi dare risposte concrete su lavoro, sanità e tasse. Bisogna dare soluzioni alle giovani coppie che non hanno un asilo nido vicino a casa e devono lavorare, ai giovani che non vadano a lavorare all’estero. Bisogna dare un salario minimo dignitoso a tutti. Bisogna rispondere alla mancanza di medici e alla microcriminalità, fastidiosa e inquietante quando hai sotto casa lo spacciatore che tenta di ammaliare tuo figlio. Sveglia signori! – conclude Cortese rivolto ai vertici del suo partito – Oppure diteci che non vi interessa il Veneto e accettate di perdere assicurando però i posti per voi”.