Quattro serate “in quota” a Zugliano, con le montagne di Rigoni Stern e Soldà da raccontare
E’ ormai un appuntamento topico della primavera quello che anche nel 2023 da questi parti propone il Comune di Zugliano: quattro serate dedicate alla montagna con il contributo della sezione thienese del Club Alpino Italiano e della Rassegna Orario Senza Bandiera. Ospiti speciali “virtuali” ma pur sempre reali nelle emozioni che sanno diffondere attraverso il racconto delle loro storie saranno Gino Soldà e Mario Rigoni Stern, due vicentini che in diversi ambiti hanno esaltato le vette naturali e la vita sui monti. Oltre ai celebrati “cuori montanari” spazio alle curiose vicende de Dolomieu, padre fondatore della geologia e a cui si “devono” le Dolomiti, e la rivisitazione in film della spedizione italiana sul K2 del 1954.
Si parte venerdì 14 aprile, con organizzazione a cura dell’assessorato alla Cultura e della Biblioteca Civica, con al via dunque la 7ª edizione della fortunata e sempre più partecipata rassegna denominata non a caso “Una Montagna di emozioni“. Tutti gli appuntamenti, ad ingresso libero, inizieranno alle 20.45 e saranno ospitati i primi tre a Zugliano, presso il Centro Polifunzionale Zagorà ed uno a Thiene.
Per il 2023 il carnet di incontri serali avrà come filo conduttore una serie di approfondimenti dedicati a chi la montagna l’ha vissuta e raccontata, a chi ha raggiunto le sue più alte vette e a chi l’ha studiata. Primo “salto in alto” verso le quote in compagnia dei ricordi preziosi di Mario Rigoni Stern, lo scrittore altopianese (scomparso nel 2008 a 87 anni) autore de “Il Sergente dell’Altopiano”, per una serata – quella d’esordio il 14 aprile – che ripercorrerà il viaggio tra presente e passato narrato nel libro, arricchito da testimonianze e riflessioni.
Due settimane dopo, il 28 aprile, toccherà a Gino Soldà, nato nella vallata dell’Agno nel 1907, alpinista, sportivo e anche partigiano, il quale si distinse come grande arrampicatore aprendo numerose vie su roccia e conquistando pareti e vette che gli valsero la Medaglia d’oro al valore atletico nel 1936. Nel 1954, a 47 anni, prese parte alla spedizione italiana per la conquista del K2 che rappresentò per l’Italia del dopoguerra una grande vittoria sul piano del prestigio internazionale. Non fu soltanto un grande scalatore ma anche un uomo esemplare. Dopo l’8 settembre del 1943 entra in clandestinità come partigiano salvando molte vite umane dalle persecuzioni razziali attraverso la sua conoscenza delle vie e dei sentieri alpini. Grazie ai racconti di chi lo ha conosciuto e di chi ne ha seguito l’esempio di determinazione e passione, tra cui l’alpinista di fama internazionale Simone Moro, il film ripercorre alcune tra le vie che hanno segnato la carriera sportiva di Gino Soldà.
Terzo appuntamento, il 12 maggio “Il mio nome è Dolomieu“: monologo di 60 minuti in cui l’autore del testo, Eugenio Maria Cipriani, indossa i panni dello scienziato Dieudonné Guy Silvain Tancrède de Gratet de Dolomieu (1750-1801), viaggiatore francese del ‘700, raccontando la vita e le avventure del noto naturalista alle prese da un lato con lo studio dei vulcani e dall’altro con il mistero allora inspiegato della nascita delle montagne. Una vita avventurosa che lo vide due volte in prigione ma anche ospite dei più importanti salotti culturali europei. Fu il primo naturalista a visitare le Piramidi d’Egitto dove scampò alla morte per pura fortuna. Alla sua morte tanta notorietà si dissolse nel giro di pochi anni e oggi nessuno si ricorderebbe più di lui se non avesse dato il nome alle montagne più belle del mondo. Egli è noto infatti per aver compreso la matrice chimica delle rocce dolomitiche che proprio da lui prendono (peraltro del tutto casualmente) il nome. Geologo attento e capace di creare una rete scientifica, fu uno dei pionieri di una scienza nata da poco: la geologia.
Ultimo appuntamento venerdì 19 maggio presso la Sede Cai di Thiene la proiezione del documentario Italia K2, realizzato nel 1955 e restaurato nel 2021. Il 31 luglio 1954 la spedizione del Club Alpino Italiano, guidata da Ardito Desio, tocca per la prima volta la vetta del K2, seconda montagna più alta della Terra. Lassù, a 8.611 metri, giungono due degli scalatori che compongono il gruppo degli alpinisti e, per la prima volta nella storia, filmano la sommità di uno dei mastodonti del Karakorum. L’intera vicenda della spedizione viene rigorosamente documentata dal cineoperatore Mario Fantin, con riprese impeccabili, dall’arrivo in Pakistan alla marcia di avvicinamento alla montagna, per continuare con le varie fasi della scalata e con il ritorno degli alpinisti al campo base.