Addio alla prof che riusciva a far amare il latino. Insegnò per 30 anni al Liceo Trissino
Un annuncio funebre che, oltre alla tristezza dovuta, ha suscitato in parecchi ex studenti della Vallata dell’Agno anche ricordi dei tempi dei banchi di scuola. E di quando, da liceali, studiavano i paradigmi, declinazioni e autori latini. Si è spenta infatti a 86 anni di età la professoressa Lia Storti Carta, valdagnese di nascita e dove esercitò per più decenni la professione di insegnante di lettere.
In particolare al Liceo Trissino, ma anche in due istituti che ai tempi si chiamavano ancora “scuole medie”. L’epigrafe con la triste notizia della morte dell’insegnate in pensione è stata affissa nei giorni scorsi nelle bacheche preposte, suscitando cordoglio fra i valdagnesi che l’hanno conosciuta e apprezzata, come docente ligia al suo ruolo non solo legato alla trasmissione della cultura in ambito umanistico, ma anche di educatrice.
Si contano a centinaia, forse addirittura a qualche migliaio, gli studenti vicentini della zona che hanno avuto modo di incontrare da dietro la cattedra quella prof che conosceva nel profondo la letteratura italiana e degli antichi avi latini. Adolescenti di allora che hanno appreso, anche grazie alle indicazioni della loro esigente professoressa l’importanza dello studio e della cultura in funzione del proprio futuro. Lia Storti Carta, inoltre, è stata tra le prime donne valdagnesi a laurearsi negli Studi in Lettere, ambito a cui abbinava un profondo rigore a una passione divenuta professione.
Alcuni di loro, domattina, saranno presenti al pari dei colleghi per riservarle un ultimo cordiale saluto, in occasione del rito solenne di saluto, in programma alle 10.30 nel duomo cittadino di San Clemente. Ad accompagnare il feretro della compianta saranno il marito Franco e il figlio Giovanni, primi fra tutti, dopo aver voluto incidere una dedica speciale: “Ora cammini mano nella mano assieme a Francesco”. Il riferimento è a un figlio scomparso alcuni anni fa, con i cari di Lia a immaginarli insieme uno accanto all’altro a vegliarli dall’alto, in questi giorni di comprensibile dolore.