Individuata e denunciata la coppia di “ladri del monopattino”. Sono due pregiudicati
Contavano evidentemente di racimolare qualche decina di euro, rivendendolo nel mercato nero, ma invece sono “scivolati” sul monopattino elettrico due cittadini italiani dalla mano lesta quando si tratta di rubare qualcosa di altrui quando se ne presenta l’occasione. Sono stati i carabinieri della stazione di Trissino ad individuare nei giorni scorsi i due – ad oggi almeno – presunti ladri del dispositivo di movimento a velocità controllata, asportato dall’esterno di un negozio del centro di Castelgomberto a fine luglio.
Il proprietario si era recato all’interno dell’esercizio commerciale contando di fermarsi per pochi attimi, e aveva lasciato quindi il monopattino incustodito, senza il dispositivo di allarme attivo. Una volta uscito, però, si era ritrovato con un pugno di mosche in mano, recandosi nella caserma dell’arma più vicina per la denuncia.
Grazie all’operato puntuale dei carabinieri incaricati delle indagini si è scoperta in breve tempo la dinamica del furto: un’auto si era avvicinata al dispositivo di trasporto e, dopo averlo osservato, il passeggero era sceso e lo aveva caricato all’interno. Per poi sparire a bordo della macchina. Grazie a testimonianze e verifiche tecniche – visione dei filmati di videosorveglianza – non è stato così arduo per le forze dell’ordine risalire dalla targa al proprietario del veicolo, riconoscendo infine i due accusati adesso di furto aggravato in concorso.
Si tratta di F.M., 52enne di origini trevigiane e senza fissa dimora nel Vicentino, e S.N., 34enne di Arzignano. Entrambi sono cittadini italiani e volti noti alle cronache giudiziarie, subito riconosciuti visto il loro curriculum delinquenziale assai ricco di punti in causa nella zona dell’Ovest Vicentino. E nonostante ciò liberi di collezionare altri reati ai danni di altri cittadini.
Le denunce sono state acquisite dalla Procura di Vicenza, che non ha per il momento reso noti i nominativi completi dei due ladri. Questo in attesa della sentenza di condanna che per quanto “scontata” li tutela sul piano della riservatezza fino alla pronuncia definitiva del giudice, in virtù del principio di presunzione d’innocenza.