Lettera aperta del parroco: “Salvini che ostenta il rosario offende credenti e cittadini”
E’ diffuso anche fra i preti e le comunità cristiane del Vicentino il disagio dopo il comizio del ministro dell’interno Matteo Salvini a Milano, quando in piazza Duomo, sul palco insieme con i rappresentanti dei sovranisti di tutta Europa, si è affidato ai santi patroni d’Europa, ha baciato il rosario invocando la protezione del Cuore Immacolato di Maria e ha citando Papa Francesco scatenando i fischi della platea.
A dare forma esplicita alla sofferenza di tanti preti berici è il parroco di Cornedo-Muzzolon-Spagnago, don Claudio Bassotto, con una lettera aperta intitolata “Non possiamo tacere”. Una lettera che in queste ore è diventata virale, condivisa sui social (è stato postata sul suo profilo dallo stesso sacerdote) e passata di smartphone in smarphone via whatsapp, suscitanto ampi consensi. “Credo fermamente – scrive don Claudio – che la libertà di coscienza e la pluralità di opinioni in campo politico, morale e religioso siano un grande valore, da rispettare e incentivare. Tuttavia vi sono alcune situazioni nelle quali, come cittadini e come cristiani, non possiamo tacere”.
Don Bassotto definisce quindi “molto grave” quanto accaduto a Milano, perché “offende la serietà e la dignità di molti credenti e cittadini“. “Quando ho visto il rosario ostentato in quel modo, ho subito pensato a tutte le persone di Cornedo, di Muzzolon e di Spagnago che in questo mese mariano si riuniscono nelle varie contrade, nelle famiglie e presso i numerosi capitelli che ornano le nostre vie; ho pensato alle tante persone che in casa, in chiesa, o per strada recitano il rosario ogni giorno con molta fede; mi sono venuti alla mente gli anziani e gli ammalati che affidano alla Mamma del cielo le loro speranze, i dolori, le amarezze e le persone care e che trovano in questa preghiera ristoro, consolazione e pace”.
“Quando ho visto il rosario ostentato e baciato in un comizio di partito a scopi elettorali – spiega il parroco di Cornedo – ho provato profonda tristezza, amarezza e delusione. Come cristiano sono profondamente indignato perché offende me, la nostra fede cristiana e tantissimi uomini e donne che considerano il rosario un oggetto di pietà e non un feticcio da esibire in piazza; la preghiera è una cosa sacra e non si può usare per fini propagandistici. Come uomo sono sconcertato, vedendo una piazza gremita che non si scandalizza e che fischia quando viene nominato Papa Francesco. Mi spiace vedere come nei comizi, che richiamano intere folle, spesso si perda l’uso del buon senso e della ragionevolezza. La storia a riguardo insegna molto, ma non sempre siamo disposti ad imparare. Come cittadino italiano sono seriamente preoccupato, quando vedo un ministro del mio Paese esibirsi in questo modo, invadendo ambiti che non sono suoi, usando termini ed espressioni che non sono consoni al suo ministero. Faccio mie le parole del cardinal Pietro Parolin: ‘Credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso’ “.
“Mi dispiace scrivere queste cose – conclude don Claudio – soprattutto in una settimana molto delicata in vista delle prossime elezioni europee e amministrative. Non voglio nella maniera più assoluta influenzare il voto, perché ogni cittadino ha il diritto di esercitare la sua libertà e la sua coscienza. Ma come responsabile di questa comunità cristiana mi sento in dovere di intervenire e mi assumo tutta la responsabilità di quanto ho scritto. Tacere non è più possibile, come cristiani non possiamo più fare finta di niente. Il vangelo ci invita ad esporci e a prendere posizione. Non dobbiamo fare le crociate perché nessuno deve essere considerato un nemico, ma non possiamo restare indifferenti, perchè l’indifferenza è già una scelta, l’indifferenza è la triste premessa alla perdita della fede, della carità, della pace e della giustizia”.
Originario di Cologna Veneta, 47 anni fatti a gennaio, don Claudio Bassotto dopo aver frequentato il Seminario ha ottenuto anche un Master in “organo per la liturgia” alla Facoltà Teologica. Prima di arrivare a Cornedo nel settembre scorso, è stato per dieci anni parroco nella parrocchia di Sant’Andrea a Vicenza, dove si è distinto e fatto apprezzare – a detta dello stesso consiglio pastorale – in particolare per il “carisma prezioso di comprendere i ragazzi e i giovani nel cammino di ricerca di senso”. La lettera di don Claudio non è però isolata: anche i padri gesuiti (padre Spadaro, direttore di ‘Civiltà Cattolica’ ha intimato: “Salvini non nomini Dio invano”), mentre i missionari comboniani italiani hanno reagito con indignazione e forza a quello che hanno definito il “rosario elettorale”.