Dal 14 settembre si torna in classe. Come ci si prepara nel Vicentino: il Liceo Trissino
Una decina di giorni ancora e la campanella suonerà. Come ai “bei tempi” non troppo lontani, anche se non tutti gli studenti forse saranno d’accordo. Tempi di quando, appena 6 mesi fa, la routine quotidiana portava sui banchi di scuola e sulle cattedre insegnanti e alunni, oltre al personale amministrativo e ausiliario. E tutto ciò rappresentava la più banale delle normalità. Dal 14 settembre bambini e ragazzi vicentini si “armeranno” di zaino o cartella e si presenteranno puntuali (si spera) per la ripresa delle lezioni scolastiche, come un anno fa e, prima, ad ogni fine estate.
Con tante novità da scoprire e da accettare ma soprattutto a cui abituarsi dopo il lavoro in queste settimane di dirigenti scolastici, amministrazioni comunali e corpo docente. Si parte dal Liceo “Gian Giorgio Trissino” di Valdagno, sorto quasi 80 anni fa (il Classico) e 50 per l’Artistico “Boccioni”, alla viglia del ritorno in classe per approfondire alcuni tempi e difficoltà affrontate dagli istituti scolastici in questa fase preparatoria. Che non si può ancora definire propriamente post Covid-19, ma di convivenza con la pandemia e di riorganizzazione complessa e complessiva di spazi, ambienti e dinamiche abituali.
Nostra prima interlocutrice è Maria Cristina Benetti, che in altri tempi recenti darebbe stata definita come “preside” – oggi Dirigente Scolastico – dei licei con sede nella vallata dell’Agno. Un unico istituto che accorpa i sette indirizzi attualmente presenti: classico, linguistico, scientifico, artistico con la doppia formula (indirizzo “Grafica” e “Figurativo”), scienze applicate ed economico sociale. A breve sarà lei a dare il “ben tornati” a oltre 800 studenti vicentini che frequentano il “GG Trissino”.
Dal punto di vista strutturale e logistico, come ha affrontato le nuove disposizioni normative e le necessità di spazi il Liceo Trissino?
“Abbiamo recuperato tutti gli spazi che avevamo a disposizione ed eliminato il superfluo, utilizzandoli per ospitare gli studenti rispettando il distanziamento (aule magne, aule grandi, stanze più piccole). Inoltre Abbiamo chiesto alla Provincia delle tensostrutture da posizionare nei cortili delle tre sedi per accoglienza, ricreazioni, alleggerimento a turno dei numeri all’interno, attività varie, situazioni emergenziali di vario tipo, didattiche compatibili. Abbiamo chiesto la fornitura dei banchi formato all-in-one per poter sistemare le due classi da 31 nelle aule magne e garantire distanziamento in due aule recuperate da altri usi. Infine abbiamo scelto di non chiedere altri banchi tradizionali ma di servirci di quelli che avevamo, spostandoli a seconda della dimensione, della capienza delle aule e del numero di alunni delle classi. Riguardo agli ingressi, limiteremo gli assembramenti utilizzando tutte le entrate (anche le porte di emergenza) delle tre sedi, 13 in totale”.
Quale è stata per lei la fatica più grande in questi mesi di preparazione al rientro e come hanno reagito i docenti alle nuove sfide provocate dalla pandemia?
“Sono mesi che si fa e si disfa seguendo le indicazioni spesso vaghe e contraddittorie. Mi sono trovata ad affrontare problematiche che mai avrei pensato di dover fronteggiare, a vedermi consegnate delle responsabilità che non possono e non dovrebbero essere in capo ai dirigenti scolastici: una fatica mentale, emotiva e fisica (ad esempio misurare e spostare banchi) che peserà sul nuovo anno scolastico appena iniziato. Perché tutti, anche noi, abbiamo il diritto di staccare almeno qualche giorno per poter poi mantenere lucidità e capacità decisionale. Va ricordato che ho potuto contare solo su un gruppo ristretto di docenti che mi sono stati a fianco e hanno lavorato molto con me e per me. Un gruppo di lavoro a composizione variabile con il quale abbiamo fatto miracoli, perché nessuno si è sottratto anche al semplice compiti di spostare i banchi”.
Cosa cambierà nell’approccio allo studio per gli studenti e cosa è già cambiato durante il lockdown?
“Nelle delibere di questi giorni abbiamo lavorato su un diverso impiego del tempo scuola, superando preconcetti e prese di posizione di principio. Abbiamo messo al centro gli studenti e il loro benessere. L’obiettivo è di tenerli tutti in presenza, pur con una didattica breve e agile: i ragazzi hanno bisogno di venire a scuola fisicamente. I consigli di classe dovranno rileggere le metodologie alla luce della nuova situazione, passo che peraltro è già stato fatto con la didattica a distanza”.
Al problema del contenimento del Covid-19 sorto nel 2020, si affianca quello degli organici che si ripresenta ad ogni vigilia di avvio delle lezioni. La situazione ai licei?
“Mi mancano ancora 291 ore di insegnamento di discipline curriculari nei vari indirizzi e 6 insegnanti di sostegno, quindi ad oggi sarà impossibile offrire un orario completo nelle prime settimane e accogliere tutti gli studenti con disabilità”.