Il dramma di Ponte dei Nori visto da sorella e zia delle vittime: “Adattarsi al nuovo clima”

Bianca Nardon è una giornalista freelance che opera nel Veneziano e che si occupa di teatro e di ambiente tra i settori di competenza professionale. Ma è, prima ancora, una tre le persone più toccate nel profondo dalla tragica morte di Leone e Francesco Nardon, il padre e il figlio valdagnesi morti nel collasso di Ponte dei Nori dopo essere precipitati nelle acque irrefrenabili del torrente Agno. Vittime dell’ondata di maltempo.

Imprenditore di 64 anni Leone, studente 21enne universitario di Ingegneria a Modena e impiegato nell’azienda di famiglia il giovane Francesco, sono rispettivamente il fratello e nipote di Bianca. Donna vicentina per origini che, insieme agli altri parenti devastati dal dolore dopo i fatti di giovedì scorso, attende in queste ore dalla Procura di Vicenza il nulla osta per poter organizzare un degno addio ai proprio affetti tragicamente perduti.

Lei, pur in questi giorni di lutto, ricordandoli al presente e non al passato, ha trovato la forza per scrivere un post nel corso del week end di Pasqua. Che trova ragione nella sua tragedia familiare, per arrivare a un tema di rilevanza mondiale su cui si batte da anni in prima linea come divulgatrice e attivista: quello legato ai cambiamenti climatici e alla responsabilità dell’azione dell’uomo in relazione alla natura, alle sue reazioni e risposte imprevedibili, e alla necessità di formulare nuove e diverse pratiche su scala globale per affrontarle.

Istanze di cui anche la politica locale, a fronte del dramma che ha travolto Valdagno e la famiglia Nardon in particolare, almeno nelle dichiarazioni verbali degli ultimi giorni, forse s’inizia a far proprie. “Per una volta forse i social possono essere davvero utili. E visto che molti mi chiedono se sono davvero miei parenti, sì lo sono. Sono (e non erano, perché lo sono ancora) mio fratello e mio nipote. Dopo anni di mio impegno per una cultura – Bianca Nardon è tra i promotori del concorso di comunicazione creativa “Climate Chance” – che faccia crescere un atteggiamento serio nei confronti della crisi climatica, il modo migliore per dare un minimo di forza a chi resta è aumentare l’attenzione e l’adeguatezza della politica nei confronti della prevenzione e dell’adattamento al nuovo clima. L’imprevedibilità c’è, e appunto perché sappiamo di non essere in grado di pre-vedere gli effetti di quantità d’acqua al di là dell’usuale, dobbiamo alzare la soglia di attenzione e di molto, moltissimo. E non dare spazio a chi considera ogni giorno “ideologica” la battaglia per la competenza, la consapevolezza, l’intelligenza e l’amore per la vita. Questo aggettivo “ideologico” diventa una bestemmia e proprio oggi, vigilia di Pasqua, risuona dentro di noi con tutta la sua carica di grottesco. Che crescano comunità consapevoli, sensibili, sincere e accorte in tutto il nostro paese”.

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