Altro crollo tra le rocce simbolo delle Piccole Dolomiti. Si sgretola la “punta” del Campanile
Un’altra roccia iconica, tra i simboli delle Piccole Dolomiti, si sgretola di fronte all’assalto del maltempo e del trascorrere inesorabile del tempo. Dopo il crollo dell’Omo sul Carega, ora è toccato al “Campanile” del Sengio Bianco, la cui sommità si è sbriciolata come confermato dalle immagini scattate ieri da alcuni escursionisti saliti sulle vette sopra Recoaro Terme ai confini con il territorio trentino, qui sul monte Kerle in Vallarsa.
Il crollo improvviso della cuspide di roccia, probabilmente avvenuto nel corso della notte tra domenica e lunedì, non ha provocato pericoli per escursionisti e alpinisti in arrampicata. La frana di pietre cadute a valle però ha coinvolto delle pareti di arrampicata aperte e una via di montagna battuta, il sentiero denominato “Al cuor non si comanda” come citato nella stampa locale trentina.
Gli esperti della zona indicano nell’area in quota dell’alto vajo delle Bisse Bianche (Gruppo della Carega, sottogruppo del Kerle) la zona precisa. Le foto pubblicate sul web mettono in evidenza sassi e ciottoli a terra, con all’interno i “ganci” in metallo per le via di arrampicata venuti giù dopo il distacco della sommità del “Campanile”, che rimane integro nella base e nel nucleo più “imponente” ma che cambia per sempre la sua configurazione originale nella parte superiore.
In questo caso, rispetto a quanto avvenuto ai primi di giugno poco lontano per “L’Omo e la Dona” sul Plishke, a crollare è stata dunque una porzione della roccia secolare. Due mesi fa, invece, di fatto si sgretolò e sparì per sempre una guglia, quella di dimensioni più grandi, l’Omo appunto. Dei giorni scorsi la notizia delle scritte da parte di “buontemponi” della cartellonistica sui sentieri tracciati dal Cai di Valdagno, andando a modificare il nome della “coppia rocciosa” in “La Vedova”. Suscitando da una parte ilarità e dall’altra lo sdegno, secondo i diversi punti di vista, dei commentatori sui social.