Caso di febbre dengue, conclusa la disinfestazione antizanzare: “cessato pericolo”
A certificarlo sono i “piani alti” dell’Ulss 8 Berica, con supporto operativo della Protezione Civile che si era subito attivata per collaborare dopo l’attivazione del protocollo sanitario di bonifica antizanzare. Una misura scattata all’indomani della conferma di un caso – a quanto pare rimasto isolato e unico – di febbre dengue, più che probabile eredità di una puntura di insetto. Si trattava di un cittadino recoarese 45enne, rimasto per una settimana nel reparto di malattie infettive del San Bortolo per le prime cure e poi in isolamento in casa.
Nel 2023 è stato il primo caso in Veneto in assoluto. La profilassi per lui è stata attivata subito, e poi anche il protocollo è stata completata con successo, come ha informato il Comune di Recoaro Terme attraverso i canali di comunicazione alla cittadinanza. La disinfestazione straordinaria è stata portata a termine nell’arco di una decina di giorni e nessun altro episodio conclamato di “febbre gialla” – l’altro nome corrente dell’infezione che può portare a shock con esiti mortali se non adeguatamente trattata – è emerso nei giorni scorsi.
Quanto era necessario, in altre parole, per proferire al pubblico quell’atteso messaggio di definitivo “cessato allarme” che incombeva sulle Piccole Dolomiti e dintorni sul lato della vallata dell’Agno e della “conca verde” recoarese. La comunicazione congiunta da parte di Ulss 8 e Protezione Civile di Recoaro, relativa alla conclusione del protocollo di emergenza e della bontà dei trattamenti posti in campo, fa tirare ad amministrazione comunale degli operatori del turismo locale, oltre che ai cittadini, il più classico sospiro di sollievo.
Il protocollo sanitario preventivo previsto in presenza di casi di febbre dengue era stato attivato nell’area il 28 luglio, dopo un confronto tra autorità locali e sanitarie, andando ad agire con apparecchi atomizzatori su un raggio di 200 metri dall’abitazione del soggetto colpito dal virus, con ogni probabilità – ma non certezza assoluta – contratto in altra sede. A venire colpito, infatti, era stato un 45enne reduce da un viaggio nel continente africano, curato e ristabilitosi in pochi giorni. In quest’occasione veniva specificato come il rischio di contagio (tra esseri umani) risultava essere praticamente nullo, ma si è voluto andare a fondo in via cautelare per prevenire un’eventuale proliferazione di zanzare nocive presenti con larve in ristagni di acqua o altre aree ad alto tasso di umidità.