Fucile puntato contro la polizia provinciale: denunciati due bracconieri
Momenti di paura e di tensione qualche giorno fa a Recoaro Terme. Protagonisti una pattuglia di due agenti della polizia provinciale e padre e figlio, bracconieri, della zona. C.Gl. e C.N., arrivati in località Colle Colombo, a Recoaro Terme, nota località per la caccia alla beccaccia, si appostavano non sapendo che sul posto si era già nascosta una pattuglia di agenti della polizia provinciale. Detto che l’esercizio venatorio era consentito fino alle 16.45 e ricordato, comunque, che la caccia alla beccaccia è vietata, gli agenti decidevano di controllare le mosse dei due. A scendere dall’auto per primo un uomo di statura media, berretto e barba a pizzetto, armato di fucile da caccia. Dopo aver caricato l’arma, e piazzatosi ignaro a una decina di metri dalla postazione dei due poliziotti, l’uomo guardava in alto. Dopo qualche minuto, dal lato di guida dell’automobile, scendeva un altro uomo, un giovane di corporatura snella, alto, con barba incolta, che decideva anch’egli di imbracciare il fucile. Affermando: “Se arriva qualcuno andiamo via”. Anche il giovane caricava l’arma, un fucile semiautomatico, e si poneva in attesa. Trascorsa mezz’ora il cacciatore più vicino alla pattuglia decideva di tornare verso l’auto. A quel punto i due agenti, armati di torcia, decidevano di intervenire, qualificandosi come tali e chiedendo le generalità ai due.
E qui si è sfiorata la tragedia. Il bracconiere più anziano, infatti, visibilmente alterato, puntava il suo fucile verso gli agenti ad altezza uomo gridando: “Fermi là! Andé via o ve sparo. Ve via o ve sparo!”. A nulla serviva che i due poliziotti ribadissero chi erano, intimando di scaricare il fucile. Sempre con il fucile puntato l’uomo continuava a ripetere: “Andé via o ve sparo”. Indietreggiando prudentemente, i due agenti si mettevano al riparo, sentendosi pure apostrofare con un “Qua de note non gavì da esserghe”. Il bracconiere scappava a piedi chiamando per tre volte il nome di quello che successivamente sarà identificato come il possessore del veicolo ed il figlio. A quel punto veniva allertato il 112 (erano le 18.04), avvertendo i carabinieri che i due avevano lasciato l’auto sul posto. Nel frattempo la pattauglia chiamava un altro paio di colleghi a rinforzo. Dopo una mezz’oretta arrivavano i militari dell’Arma che fornivano i dati del proprietario dell’auto. Di qui scattava la ricerca. Giunti all’abitazione del giovane verso le 19.30, gli agenti chiedevano all’uomo che mostrasse loro le armi e se era in possesso di licenza di caccia. Ma l’uomo riferiva che non aveva più i requisiti per detenere armi in casa, a causa di precedenti provvedimenti penali per minacce e di non avere pertanto più fucili. Peccato fosse stato riconosciuto dai due agenti per la fisionomia. Tra l’alto il C.N., su richiesta precisa, informava gli agenti che aveva lasciato l’auto in panne alla mattina sempre in località Colle del Colombo e di aver chiamato l’autofficina verso le 16 per il recupero del mezzo. A smentirlo lo stesso meccanico che riferiva di essere stato contattato quando era già buio, tra le 18 e le 18.15. Alla richiesta di dove fosse suo padre, convivente, e quali fossero le sue armi, il giovane rispondeva di non sapere nulla. Come pure di non sapere dove fosse la denuncia delle armi.
Alla fine, portato nella stazione dei carabinieri di Recoaro Terme, si procedeva al controllo della denuncia delle armi riscontrando la mancanza di un fucile semiautomatico di proprietà del genitore. Fucile non trovato neppure ad un successivo sopralluogo. In tutto questo padre irreperibile e giovane lasciato solo a sbrigarsela con le forze dell’ordine. Per lui anche porto abusivo d’arma, oltre a tutte le violazioni dell’attività venatoria. Per C. Gl., invece, il reato è resistenza a pubblico ufficiale commessa con armi. L’uomo è stato identificato il giorno dopo dagli agenti provinciali, per fisionomia e timbro di voce, mentre si trovava nella stazione dei carabinieri di Recoaro Terme. Contestate anche a lui le violazioni amministrative relative all’attività venatoria illecita.