Martina Santagiuliana e la lotta contro la Ibd. La “sorella” del Divin Codino sfila sul red carpet
Una vita da condividere con una grave malattia infiammatoria, la determinazione che a volte deve fare i conti con crolli morali e un innato istinto da guerriera che la porta a non mollare mai. Questa in poche parole è la vita di Martina Santagiuliana, modella, attrice ed influencer vicentina. La 31enne originaria di Recoaro Terme è affetta da una patologia infiammatoria intestinale cronica da molti anni che l’ha portata a subire 9 interventi chirurgici e molti ricoveri, dall’origine sconosciuta la Ibd colpisce in Italia oltre 250mila persone e persiste per l’intera vita.
La recoarese è, però, molto determinata nell’ottenere gli obbiettivi che si prefigge e proprio grazie alla sua determinazione mercoledì 7 settembre è stata protagonista della sfilata sul famoso “tappeto rosso” alla Mostra del Cinema di Venezia. Per lei si tratta di un ritorno, lo scorso anno aveva esordito grazie al suo ruolo nel film “Il divin codino” (Netflix) dedicato a Roberto Baggio, dove Martina Santagiuliana ha interpretato la sorella del campione di Caldogno. In occasione della passerella sul prestigioso “Red carpet” Martina ha indossato un abito disegnato dalla stilista Monica Nuvola con un messaggio che richiamerà la “battaglia” della modella.
Sin da bambina convive con una grave forma di colite ulcerosa cronica, malattia che è andata peggiorando negli anni e la costringe a cure continue e lunghe terapie. Nel prossimo mese di ottobre sarà sottoposta ad un nuovo intervento in Belgio. Dal 2019 Martina ha deciso di raccontare la sua storia attraverso i social network per portare l’attenzione sulle malattie infiammatorie croniche intestinali, di cui si stima in Italia soffrano oltre 250.000 persone, e diffondere la conoscenza di una patologia invalidante che spesso è poco conosciuta, soprattutto tra i giovani, con conseguenti difficoltà nella diagnosi.
“Ho sfilato sul red carpet con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica – spiega Martina -. L’intento è far sapere alle persone a casa che non sono sole e che bisogna parlare di queste malattie se vogliamo che le cose cambino e la società inizi ad accorgersi che ci siamo. Non voglio più essere considerata una malata invisibile ed è quello che vorrei accadesse a tutti i malati come me, perché se guardi bene si vede eccome”.