Smaltimento del porfido comunale: indagati in cinque, tra questi l’ex vicesindaco
Nuova “scossa” a Recoaro Terme, già alle prese con il commissariamento dopo le dimissioni del sindaco Davide Branco datata ormai sei mesi fa e con la questione irrisolta della riapertura del centro termale: adesso spunta anche un’inchiesta giudiziaria in corso con cinque indagati, tra loro dipendenti pubblici ed ex amministratori, tra cui l’ex vicesindaco Stefano Corrà, esponente locale della Lega.
Motivo del contendere due carichi di porfido di proprietà comunale rimosso durante i lavori in via Lelia che, secondo quanto riporta oggi il Giornale di Vicenza, non sarebbero stati smaltiti in modo corretto. Per poi scomparire in parte.
Le indagini sono avanzate nelle ultime settimane dopo l’interessamento dei carabinieri forestali, incaricati di verificare la regolarità dei vari passaggi conseguenti ai lavori di ripavimentazione della strada del centro storico. Un intervento deciso dal Comune attingendo a fondi appositi, mirato a sostituire i cubi di pietra già posati con altri di nuovi ed iniziato lo scorso aprile. Fin qui nulla di particolare, non fosse che una parte ingente del materiale estratto dal fondo stradale dalla ditta incaricata dei lavori è stato trasportato altrove su due camion: prima ai magazzini comunali e poi in una proprietà di un amministratore uscente, appunto l’ex vicesindaco Stefano Corrà, secondo quanto si ipotizza in base a indagini e testimonianze.
Oltre al suo nome, secondo il servizio del quotidiano vicentino, appaiono tra gli indagati anche il titolare dell’impresa affidataria dei lavori (Bruno Angelo Dall’Aspo), un geometra dell’ufficio tecnico comunale (Andrea Cornale), il responsabile dell’ufficio tecnico comunale e responsabile unico del procedimento (Federico Moretti) e il direttore di lavori (l’ingegner Doriano Faggion). La procura ipotizza che non abbiano agito correttamente o non abbiano vigilato sulle varie fasi a seconda del ruolo che ricoprono.
Le ipotesi di reato su cui stanno lavorando gli inquirenti sarebbero di violazione ambientale sul tema della gestione dei rifiuti e di abuso d’ufficio. Punto saliente dell’indagine consiste nell’accertare che fine abbiano fatto i quintali di porfido rimossi, e se la “pista” del trasporto verso una proprietà dell’ex componente della giunta comunale sia veritiera. Il materiale, finora almeno, non è stato recuperato e non risulterebbe nella disponibilità di Corrà dopo i sopralluoghi dei carabinieri, né sarebbe stato utilizzato.
Il principale accusato, sempre sulle pagine del Giornale di Vicenza si difende dichiarandosi estraneo alla vicenda e paventando possibili “manovre politiche” in vista delle elezioni comunali che si terranno probabilmente con le elezioni regionali il prossimo 20 settembre. Il ruolo di Corrà e degli altri assessori leghisti nelle vicende che portarono allo scioglimento della giunta e la conseguente revoca del mandato amministrativo, lo scorso inverno, fu infatti fondamentale nel togliere la fiducia a Branco: entrambi erano pilastri della compagine di maggioranza, prima della definitiva rottura.