Sul ponte pochi istanti prima del crollo: “Davanti a me un muro d’acqua, ho pregato di tornare vivo”

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Ha aspettato due giorni prima di parlare. Due notti senza chiudere occhio e il pensiero fisso a quel padre e a suo figlio che non ci sono più. E’ sovrastato dalle emozioni Andrea Schiesaro, l’impiegato residente a Cogollo del Cengio che, pochi istanti prima che il ponte dei Nori cedesse travolto dall’impeto delle acque dell’Agno, è transitato proprio lì con la sua auto.

Una cena con gli amici programmata prima delle festività pasquali, salvo decidere proprio all’ultimo di fare rapido rientro a casa, visto l’aggravarsi della situazione meteorologica: “Pioveva talmente forte – spiega Schiesaro – che con estrema difficoltà sono arrivato al pub poco dopo le 19.30. Non si poteva scendere dalla macchina per la forza del vento, dell’acqua e della grandine. Così, dopo esserci consultati, abbiamo deciso che non sarebbe stato saggio fermarsi in giro e che forse era il caso di riparare a casa. Ho preso quindi la strada del ritorno: andavo a passo d’uomo, la carreggiata era un fiume. Ricordo tanti tombini sollevati in centro strada, tale era la forza dell’acqua: sono persino dovuto salire sul marciapiede per poter proseguire, con la macchina che faticava a marciare”.

Attimi di panico, l’indecisione se proseguire o fermarsi. Ma fermarsi dove, in quel nubifragio che non dava scampo? E poi l’arrivo sul ponte: “Quando sono arrivato al ponte che poi è crollato, ho proprio pensato se stessi facendo la strada giusta oppure se stavo precipitando. La macchina stentava, davanti a me solo un muro d’acqua: sono stati attimi infiniti anche perché pioveva talmente forte che non capivo se potevo fermarmi senza rischiare. Pensavo alla mia famiglia, a casa, che mi credeva sereno con gli amici. In quei momenti ti senti veramente indifeso davanti alla furia della natura. Ricordo solo di aver chiuso la radio e di aver pregato che tutto finisse“.

Poi, finalmente, l’arrivo a Cogollo, la sensazione di averla scampata. Prima del colpo al cuore con una notizia che fa gelare il sangue nelle vene: “Apprendere di Leone e Francesco Nardon, è stato uno shock” – confessa visibilmente scosso Schiesaro. “Ci siamo incrociati lungo la strada? Poteva succedere a me? Potevano salvarsi? Penso ininterrottamente a loro, da padre immagino il dolore di chi resta. Morti mentre cercavano di fare del bene ed aiutare la comunità. Non ci sono parole se non tanto autentico rispetto e umana riconoscenza per tutte quelle persone che mettono a disposizione il loro tempo per aiutare gli altri. Anche quando questo significa rischiare”.

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