Svastica sulla targa del partigiano Dante. Il Comune: “Offesa alla storia e ai valori della città”

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La freccia grafica indica la svastica. Nel riquadro il giovane Pierobon durante gli studi universitari a Padova

Un atto di vandalismo e di inciviltà inaccettabile e ingiustificabile“. Esordisce così il testo scritto reso pubblico questa mattina attraversi i canali social istituzionali del Comune di Valdagno, postando la foto del pannello informativo a ricordo del partigiano padovano Luigi Pierobon, il cui nome di battaglia fu “Dante“. Bisogna forse aguzzare un po’ occhi per notare l’incisione di una croce uncinata, simbolo dell’ideologia nazista, che appare sulla parte sinistra del cartello. E’ rimasto intatto, invece, il secondo pannello sul lato opposto del percorso.

Un atto vandalico evidente che ha suscitato commenti di sdegno e condanna da più parti da ieri, quando la consigliera comunale Ester Peruffo ha informato il Comune dello scempio e, di riflesso, anche l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. “Un’offesa alla storia e ai valori della nostra Città, medaglia d’argento per la Resistenza. Condanniamo con forza un gesto – si legge – che non appartiene al sentire condiviso della nostra comunità”.

I due enti, di concerto, hanno subito pattuito di provvedere quanto prima alla sostituzione del pannello che si erge all’imbocco del percorso dedicato alla memoria della Resistenza, all’interno del cimitero. Più che a un gesto provocatorio di matrice ideologico-politica, in Municipio, all’indomani, si pensa a una bravata di qualche buontempone poco incline ad approfondire la storia d’Europa. Si farà “presto e bene” quanto nelle possibilità di Comune e forze dell’ordine per andare a individuare l’artefice o gli artefici di un’azione simbolica che costituisce reato punibile con sanzioni pecuniarie se configurato come danneggiamento di cosa altrui, la targa commemorativa nella fattispecie. Scenario pubblico del gesto l’area esterna sul perimetro Nord del cimitero comunale, su viale Regina Margherita, all’ingresso del ponticello pedonale vicino al piccolo parco verde di via Zara.

L’accesso da viale Regina Margherita con la targa e l’indicazione toponomastica intatti

Pierobon, padovano, era nato a Cittadella nel 1922, primogenito di una numerosa famiglia composta dai genitori e in totale 8 figli. Ha abbracciato gli ideali della Resistenza nel corso degli studi universitari in Lettere e Filosofia, sospesi per la leva militare e la chiamata alle armi, per poi scegliere la lotta partigiana e appostarsi sulle Piccole Dolomiti sopra Recoaro divenendo comandante di brigata. Fu catturato in piena estate insieme ad altri compagni in un’imboscata dalle milizie repubblichine fasciste, e poi giustiziato mediante fucilazione a soli 22 anni di età, come rappresaglia, insieme ad altri nove.

In sostituzione del partigiano “Pino”, fu al comando della Brigata Stefano Stella attiva sulle montagne vicentine, in prossimità del quartiere generale delle forze tedesche nazifasciste ospitato a Recoaro terme. Medaglia d’oro al Valor Militare, fu torturato per fagli rivelare l’ubicazione dei compagni di lotta, senza mai rivelare nulla. Nella motivazione si evidenzia questo stralcio: “Al nemico, che tentava di lusingarlo con promessa di liberazione, dichiarò sdegnosamente di non essere un traditore e che preferiva morire da soldato. Di fronte al plotone di esecuzione restò sereno ed impavido e cadde gridando “noi moriamo per la Patria”.

La targa che ne ricorda l’intitolazione della caserma

La caserma di Padova di Chiesanuova dove fu trucidato oggi porta ancora il suo nome. Era il 17 agosto 1944.

Tra i commenti alla vicenda è aspro il commento della consigliera regionale vicentina del Pd, Chiara Luisetto. “La svastica ritrovata a Valdagno, incisa sulla targa commemorativa dedicata al partigiano ‘Dante’,  Luigi Pierobon, rappresenta l’ennesimo episodio inquietante di una scia che attraversa il Veneto. Atti di questo genere, intrisi di estremismo ideologico, di esaltazione del nazismo e di sfregio nei confronti di chi ha combattuto e perso la vita per difendere la libertà, devono trovare il fronte delle forze democratiche compatte nella condanna. Solo così possiamo pensare di isolare queste frange e di impedire che questa cultura violenta e portatrice di valori disumani possa insinuarsi nella nostra società”.