Il tribunale ha deciso, Miteni fallita. Donazzan: “Cassa integrazione ai lavoratori”
Miteni Spa è stata inserita ufficialmente nel portale dei fallimenti del tribunale di Vicenza. I vertici aziendali hanno tre giorni per consegnare i bilanci aziendali, a gestire lo stabilimento ora sarà il curatore fallimentare Domenico De Rosa.
Nella sua sentenza, il giudice del tribunale fallimentare Giuseppe Limitone ha fissato l’udienza per l’esame dello stato passivo al 12 marzo 2019 alle 9.30, in presenza del giudice delegato Silvia Saltarelli. Entro un mese prima i creditori dovranno presentare le loro domande di insinuazione. L’udienza in base al quale il giudice ha deciso si è svolta ieri, presenti l’amministratore della società Antonio Nardone, lo stesso De Rosa in quel momento come commissario giudiziale del concordato (proposta poi revocata dal giudice), oltre ai rappresentanti dei creditori. I vari rappresentanti hanno mantenuto il silenzio all’uscita dall’udienza, ma pare che durante l’incontro si sia parlato anche della possibilità di una ipotetica cordata di aziende che potrebbero rilevare lo stabilimento.
Miteni oggi ha diffuso una nota in cui fa sapere di “prendere atto della sentenza del Tribunale di Vicenza che ha dichiarato il fallimento. Auspichiamo che nell’interesse di tutti venga disposto l’esercizio provvisorio che permetterebbe all’azienda di proseguire le attività come da cronoprogramma, purché i lavoratori recedano dall’agitazione anomala con occupazione degli impianti, rifiutandosi di definire i comandati per la sicurezza”.
L’unico dato di fatto, al momento, sono però i conti in rosso della società, secondo Arpav al centro del caso Pfas e della contaminazione della falda fra le tre province di Vicenza, Verona e Padova: il curatore fallimentare l’ha ben esplicata nella sua relazione conclusiva come commissario per il concordato, l’azienda negli ultimi mesi ha vissuto crescenti difficoltà economiche al punto da ridurre la liquidità da vari milioni di euro a 750mila euro a settembre. Allo stesso tempo, a una domanda di rifinanziamento di 4 milioni di euro rivolta al socio unico e proprietario, la multinazionale chimica Icig, la proprietà ha risposto negativamente, al che il cda ha deliberato di fare autonomamente istanza di fallimento. L’allora commissario giudiziale De Rosa, che seguiva la proposta di concordato, ha riportato i vari accadimenti cronologicamente (qui in allegato la relazione del commissario) concludendo che non era possibile procedere con quella procedura. Non solo, il commissario concludeva che per andare avanti nell’attività aziendale servirebbe un finanziamento fra i 17 e i 20 milioni di euro.
Sullo sfondo resta la questione della bonifica del sito: Miteni nei giorni scorsi ha presentato un piano agli enti interessati, ma chi lo metterà in atto? Con ogni probabilità, con il fallimento, l’onere ricadrà sullo Stato. Inoltre, in questi giorni si attende che la procura di Vicenza chiuda le indagini sulla contaminazione da Pfas in falda e le più recenti contaminazioni trovate sotto il sito, con l’acido GenX e il composto C6O4: gli inquirenti potrebbero chiedere ulteriori provvedimenti, sia verso amministratori ed ex amministratori che nei confronti del sito stesso.
Resta “caldo” anche il tema dei 120 dipendenti di Miteni, per i quali la società nei giorni scorsi ha avviato il licenziamento collettivo. Con i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil si oppongono alla mobilità e da giorni in azienda presidiano gli impianti senza procedere al piano di svuotamento delle macchine richiesto dalla Spa stessa: “La Cgil e la Filctem di Vicenza esprimono forte preoccupazione per il fallimento – ha fatto sapere oggi il sindacato – con questa scelta l’azienda ha scaricato sui lavoratori, sui cittadini e sul territorio tutte le sue responsabilità in ordine a danni ambientali, lavori di bonifica che si rendono necessari, possibili danni alla salute degli oltre 500 lavoratori coinvolti (dipendenti attuali e cessati di Miteni e delle ditte esterne presenti nel sito), possibili danni alla salute dei cittadini residenti nei territori coinvolti”.
I sindacati e le Rsu ieri si sono confrontati con l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, che ha assicurato anzitutto un intervento al ministero per ottenere l’opportuna forma di cassa integrazione. “Chiederò ai soggetti preposti – ha affermato l’assessore – di poter valutare nel più rapido tempo possibile la pertinenza e la fattibilità del piano di messa in sicurezza presentato nei giorni scorsi a Prefettura, Provincia di Vicenza, Comando provinciale dei Vigili del fuoco, Ulss, Arpav, Comune di Trissino e Direzione Ambiente della Regione Veneto. E chiederò a codesti enti di valutare l’opportunità, anzi la necessità, di coinvolgere i singoli lavoratori nella definizione di dettaglio del piano di intervento per la messa in sicurezza delle parti del sito dedicate alle fasi più delicate della produzione. Mi aspetto la massima responsabilità da parte di tutti – conclude l’assessore – Ho chiesto alle maestranze di Miteni, qualora il piano approvato dagli enti preposti ne preveda il coinvolgimento diretto, di concordare, anche in merito a tempi, modalità e condizioni, la loro collaborazione con il nuovo interlocutore aziendale”.