La carica dei 2 mila No Pfas ad accerchiare la Miteni. E la replica dell’azienda
“Chiudere Miteni significherebbe aggravare il problema”. Questo il monito espresso dall’azienda di Trissino, mentre intorno circa duemila manifestanti si radunavano per accerchiare simbolicamente, attraverso una sorta di cordone umano, lo stabilimento di Trissino. La data del 22 aprile – Giornata mondiale della Terra – non è stata scelta casualmente e in tanti hanno risposto all’invito lanciato da Mamme No Pfas e Genitori Attivi Zone Contaminate, Legambiente, Rete Gas Vicentina, Acqua Bene Comune Libera dai Pfas, Climate Defense Units, Medici Isde, Medicina Democratica, Greenpeace e altri gruppi più e meno spontanei sorti nelle varie province dove la contaminazione delle falde da sostanze perfluoro alchiliche (raggruppati nell’acronimo Pfas) ha scosso la popolazione. Tute bianche, maschere e fumogeni per la cordata che ha marciato intorno al perimetro di Miteni.
L’azienda chimica con sede in località Colombara prende atto e risponde attraverso uno stringato ma significativo comunicato che riportiamo: “Quella di oggi – ndr ieri per chi legge – è stata una manifestazione simbolica che non aiuta però a risolvere il problema Pfas, considerato che i dati Arpav del 2017 hanno rivelato che meno dell’1% dei Pfas che esce dagli scarichi industriali della zona appartiene a Miteni. E’ del tutto incomprensibile che alla luce di questo dato si chieda oggi la chiusura visto che il suo impatto ambientale è positivo togliendo Pfas dall’ambiente con la pulizia della falda a fronte di scarichi sotto i livelli delle acque potabili: le acque che escono sono più pulite di quelle che entrano”.
In pratica, secondo i dirigenti aziendali, si starebbe sbagliando bersaglio. Come annunciato del resto in una precedente nota in cui si invita di fatto ad indagare sulle circa duecento ditte che operano nel settore della concia, ricordando i 15 milioni di euro investiti dalla stessa Miteni in interventi ambientali e di trattamento delle acque. “E’ del tutto evidente che chiudere Miteni significherebbe aggravare il problema e non risolverlo. Sono dati oggettivi sui quali sussiste un confronto costante con le istituzioni e sul quale più volte abbiamo invitato anche i comitati. Venite in stabilimento a vedere cosa è stato fatto e quali sono i risultati ottenuti: aiuterebbe a capire meglio come affrontare il problema che non può fermarsi agli slogan e alla protesta contro i simboli”.
Tornando all’evento insieme simbolico svoltosi ieri, con ordine e senza esacerbazione dei toni, alla presenza anche del primo cittadino locale Davide Faccio e di alcuni operai della stessa azienda, la giornata è trascorsa un clima di festa tra musica e colori portati a Trissino. Ribattezzata anche come “Prima giornata contro i crimini ambientali” la domenica che ha visto radunarsi insieme e tenersi per mano – circumnavigando il perimetro dello stabilimento in una sorta di catena umana – tante sigle sotto l’ala protettrice delle Mamme No Pfas, che loro malgrado nei mesi scorsi sono salite alla ribalta dei media vista la combattività al fine di ottenere la tutela della salute dei figli. In questo filone s’inserisce la presenza della cantante israeliana Yael Deckelbaum, indicata come testimonial dell’evento, artista in prima linea della lotta per i diritti dei figli in territori di conflitto.
Un conflitto che, dichiarazioni dei giorni scorsi alla mano, dovrebbe ormai giungere alla battute finali con la nomina del commissario governativo e l’assicurazione, da parte della Procura della Repubblica di Vicenza, di concludere le indagini entro la fine dell’anno in corso con la possibile formulazione dell’accusa di disastro ambientale. Si stimano in almeno 300 mila i cittadini veneti interessati dal pericolo perfluori nella fascia veneta.