Miteni, la Provincia impone la chiusura delle condotte da cui può essere uscito il GenX. 10 giorni per spiegare
Miteni ha 10 giorni di tempo per spiegare perché, dai suoi impianti di lavorazione a Trissino, il composto GenX (sostanza acida tossica, rifiuto olandese trattato dal 2014 a Trissino su autorizzazione della Regione Veneto) sia finito in parte nel terreno e nella falda sottostante. Se le motivazioni che l’azienda presenterà non verranno ritenute sufficienti da Arpav e dal Comitato tecnico regionale in base alla normativa Seveso, la Provincia ritirerà a Miteni l’Aia (autorizzazione integrata ad operare) con la conseguente chiusura degli impianti.
L’industria chimica di Trissino è dal 2013, secondo Arpav, al centro del caso Pfas, i composti perfluoro-alchilici a catena lunga che contaminano la falda acquifera dell’Ovest Vicentino, Bassa Veronese e Bassa Padovana. E nell’azienda (che ha sempre respinto le accuse, di recente anche riportando un dossier dell’Ue sull’imponente utilizzo di Pfas da parte di specifiche categorie dell’industria manifatturiera italiana) dal 2014 viene lavorato anche il GenX, rifiuto importato dall’Olanda. L’impianto che lo trattava è già stato sospeso due settimane fa dalla Provincia, alcune rilevazioni sui terreni svolte da Arpav hanno riscontrato tracce del composto nella falda sottostante.
Proprio questo aspetto è stato messo sotto accusa dalla Regione Veneto e dagli enti locali, che con Arpav intendono scoprire come sia successo. Così, oggi la Provincia su indicazione regionale ha firmato una diffida con, in particolare, due prescrizioni. La prima, la più incisiva, è la sospensione, fino a verifica di tenuta, dell’utilizzo di tutte le linee/condotte (ancorchè a servizio di altri impianti) che possono avere rilasciato l’acido noto come GenX. Non più e non solo, quindi, la sospensione dell’attività di recupero dei rifiuti responsabili del rilascio dell’inquinante denominato GenX e delle linee produttive utilizzate per tale attività, ma la sospensione di tutte le linee/condotte/serbatoi che possono averlo rilasciato, ancorchè al servizio di altri impianti.
La seconda è la richiesta, entro 10 giorni, di un cronoprogramma contenente la definizione delle specifiche attività da attuare, comprese la prova di tenuta, per la verifica delle linee produttive dello stabilimento e delle linee a servizio delle stesse, compresi i sistemi di depurazione e collettori fognari. Un cronoprogramma che dovrà essere preventivamente condiviso con Arpav, cui spetta il compito di validazione, e i cui interventi dovranno essere eseguiti in contraddittorio con Arpav e concludersi entro 30 giorni da oggi.
La Provincia ha fissato il termine di 10 giorni entro cui Miteni deve presentare la relazione tecnica, già richiesta con precedente diffida, in cui la ditta individui le possibili cause della presenza, nelle acque sotterranee dello stabilimento di Trissino, del GenX. “Stiamo facendo sistema – afferma la Presidente della Provincia Maria Cristina Franco – per tutelare il bene più prezioso, la salute nostra e del nostro territorio. E’ fondamentale che ognuno svolga al meglio il proprio ruolo e la Provincia di Vicenza per prima si prende la responsabilità di un provvedimento pesante ma doveroso, perché non possiamo permettere ulteriori episodi di inquinamento in un’area già fortemente colpita. Chiediamo verifiche, chiediamo collaborazione, chiediamo chiarimenti in merito all’inquinamento riscontrato e soprattutto la certezza che non avranno a ripresentarsi altri episodi. In caso contrario, siamo pronti ad adottare ogni altra azione che la legge ci permette per tutelare ambiente e salute.”
Miteni nei giorni scorsi ha diffuso una nota a propria difesa, assicurando la massima collaborazione con le autorità e l’Arpav. “Confermiamo la massima disponibilità a far verificare anche questa volta i nostri impianti. Arpav è venuta 103 volte in stabilimento nel ultimi 18 mesi e se ora vuole controllare anche la tenuta dei tubi avrà come sempre la nostra piena collaborazione. Abbiamo subito più controlli di tutte le aziende del territorio che usano Pfas messe insieme. Questo nonostante l’agenzia dell’Unione Europea Echa abbia documentato che vengono utilizzati in Veneto Pfas e precursori di Pfas in volumi di centinaia di tonnellate ogni anno, e che il tribunale superiore delle acque pubbliche un anno e mezzo fa abbia indicato chiaramente di cercare tra gli utilizzatori l’origine delle fonti di inquinamento. Sono 160 le tonnellate di Pfoa e precursori del Pfoa e decine le tonnellate di Pfas usate in Veneto solo nel 2017, finite in gran parte negli scarichi. Sostanze che in molti casi nessuno ha nemmeno cercato perché concentrati su Miteni che non le produce nemmeno più da anni. Rileviamo poi come la vicenda del ritrovamento di nanogrammi di genX, produzione pienamente autorizzata, sia straordinariamente tempestiva. E’ singolare che una lettera spedita dall’Olanda a marzo e rimasta ferma per mesi sia stata fatta filtrare proprio il giorno successivo alla notizia sul rapporto dell’agenzia dell’Unione Europa che confermava i dati della ricerca Gmi sulle centinaia di tonnellate di Pfas utilizzate ogni anno in Veneto”.