Approvato il piano faunistico venatorio per il quinquennio 2022-2027. Prime novità
E’ stato approvato ieri il documento di programmazione per il quinquennio 2022-2027 che regola la caccia in Veneto, dopo la conclusione del laborioso iter che ha tenuto conto delle istanze di agricoltori, cacciatori e associazioni ambientaliste. Tante le novità, alcune di queste introdotte dall’assessore regionale Cristiano Corrazzari, dopo le firme sul piano ratificato dal Consiglio Regionale del Veneto.
Un complesso lavoro di sintesi e mediazione. “Siamo arrivati a questo traguardo – spiega il referente di giunta per l’attività venatoria – dopo un lungo, ampio e articolato procedurale e procedimentale, che ci ha visti tutti, ciascuno ne proprio ruolo, impegnati a concretizzare questo importante risultato. È necessario quindi, prima di qualsiasi altra considerazione, riconoscere e attestare il grande lavoro svolto da tutti e a tutti i livelli”.
Con queste parole l’assessore regionale alla Caccia Cristiano Corazzari ha dato un seguito all’approvazione del Pfvr, acronimo di Piano Faunistico Venatorio Regionale valido fino all’anno 2027 compreso, che entrerà subito in vigore in vista della prossima stagione di caccia. Poco meno di le 200 osservazioni complessive raccolte da parte di associazioni ed enti coinvolti nelle fasi preliminari. “Il Pfvr per il 2022-2027 appena licenziato da quest’aula costituisce un documento di programmazione unico – continua Corrazzari -, fortemente orientato all’innovazione e attento alle prescrizioni di carattere ambientale e agli aspetti di confronto e interlocuzione tra i diversi soggetti portatori di interesse. È il primo per il Veneto dopo la riforma del sistema province, regolato in maniera approssimativa dal Governo, con l’obiettivo di mantenere, se pur con una diversa formulazione amministrativa, adeguati livelli di efficienza ed efficacia nei confronti dell’utenza e dei portatori di interesse, e voglio sottolineare tutta l’utenza , anche di coloro che sono convinti che l’abolizione della caccia sia la soluzione di tutto”.
Scendendo negli aspetti tecnici del Piano si è mantenuta per ciascun territorio provinciale, una sede territoriale di presidio delle diverse funzioni, di erogazione di servizi all’utenza e di stretto collegamento con le attività di vigilanza e controllo attraverso lo sviluppo di un sistema convenzionale tra Regione, Province e Città metropolitana. “Su questa base è stato realizzato un processo di revisione dei percorsi e dei processi amministrativi per fare in modo che la decisione di rilievo sia assunta allo stesso livello amministrativo, con un ruolo di indirizzo e coordinamento interprovinciale da parte delle direzioni regionali centrali. Si tratta di un sistema che è stato varato ad ottobre 2019 e che oggi viene ad essere implementato anche della fase gestionale di questo piano”.
“Altro elemento di rilievo del Piano – prosegue l’assessore – è stato l’impegno profuso nell’analisi territoriale finalizzata a definire una immagine attuale del territorio agrosilvopastorale (Tasp), in considerazione di sviluppo e influenza che possono avere i nuovi insediamenti urbani e produttivi e le nuove reti infrastrutturali rispetto alle esigenze di tutela delle componenti faunistiche”. Il Tasp che caratterizza il Piano 2022-2027 è stato realizzato grazie alle più moderne tecnologie cartografiche, cioè sistemi Gise uso di shape-file, consentendo in questo modo un puntuale confronto con altri piani così da poter analizzare rapidamente effetti ed efficacia di eventuali modifiche, oltre che, sulla base delle più recenti foto aeree, poter definire confini fondati su elementi fissi a livello territoriale.
Lupi e cinghiali sono sempre temi d’attualità in questo ambito, se non di cronaca in alcuni episodi. “Con questo piano si mettono a regime per la prima volta, ciascuna con le proprie specificità, alcune criticità legate alla fauna selvatica che caratterizzano il territorio: lupo e grandi carnivori da un lato e cinghiale dall’altro. Da un lato promuovendo l’integrazione con altri strumenti programmatori, dall’altro promuovendo, in una cornice complessiva, le attività di controllo del cinghiale, specie che come sappiamo può rappresentare fonte di danno anche agli habitat tutelati da Natura 2000 e più di recente, purtroppo, come elemento di concorso attivo nel contrasto al possibile ingresso della Peste Suina Africana nel nostro territorio”.
“Ulteriore elemento di innovazione: il ridisegno del sistema territoriale di gestione Atc e Comprensori Alpini, con una significativa azione di riaccorpamento e integrazione tra territorio – conclude Corazzari – nonché una riforma degli statuti associativi finalizzata a definire meglio ruoli, funzioni e responsabilità degli organismi gestionali degli stessi. Ulteriori e possibili aggregazioni a livello di Atc e Ca non solo sono possibili, ma si intende attivamente promuoverne la realizzazione”.