Autonomia più lontana, Lega veneta: “Un patto di sangue con gli alleati prima del voto
“L’autonomia deve essere un obiettivo condiviso con una eventuale alleanza di governo e deve essere messa nero su bianco prima del voto”. E’ una richiesta della Lega veneta, con il commissario regionale Alberto Stefani che si è fatto portavoce della proposta parlando addirittura di “patto di sangue” in un’intervista con Il Gazzettino.
Con l’annuncio della legge quadro da parte del ministro Mariastella Gelmini il 29 giugno scorso, l’autonomia del Veneto sembrava quasi cosa fatta, ma il crollo del governo Draghi e le elezioni politiche previste per il 25 settembre hanno rimescolato le carte e rimesso in discussione quello che per il presidente della regione Luca Zaia sarebbe il più grande successo.
“L’autonomia – ha dichiarato Alberto Stefani – venga messa nero su bianco prima del voto. “Siamo giunti agli ultimi cento metri. In questi anni abbiamo inaugurato un percorso al quale si sono agganciate altre otto Regioni anche di centrosinistra e abbiamo ottenuto pezzi di autonomia sul piano infrastrtuturale, il cosiddetto regionalismo autostradale Veneto. Per avere garanzia in tema di autonomia, ora serve metterla nero su bianco prima del voto e rendere pubblico e manifesto il voto dei parlamentari di tutti gli schieramenti sull’autonomia, con un costante monitoraggio in commissione e in aula. Serve una maggioranza di centro-destra a trazione Lega, senza veti e senza teatrini, che approvi la legge quadro sull’autonomia e spalanchi la strada alle intese regionali”.
Con Mariastella Gelmini, esponente fino a pochi giorni fa di Forza Italia, partito da sempre di unità nazionale, l’autonomia sembrava dietro l’angolo. Pareva ancora più a portata di mano rispetto a quando Salvini era al governo con Erika Stefani (ministro agli affari reginali), perché la grande apertura del “Capitano” verso il sud Italia, con relativa eliminazione della parola “Nord” dal nome del partito “Lega Nord”, avevano fatto tremare perfino i fedelissimi padani, che non hanno mai apprezzato quel cambio di rotta.
L’unico a non tradire tensione nel frattempo è sempre stato Luca Zaia, che dal suo Veneto continua a chiedere l’autonomia, sancita come richiesta del “popolo veneto” con un referendum il 22 ottobre di 5 anni fa.
“Sull’autonomia è già stato fatto un grande lavoro fino ad oggi di cui non sarà buttato via nulla – ha spiegato Zaia -. Il prossimo 22 ottobre saranno passati cinque anni esatti dal referendum sull’autonomia: per quella data avremo di sicuro un nuovo governo a cui dico: non dormite sonni tranquilli”.
Il governatore, che solo il 31 maggio scorso al teatro comunale di Thiene si era detto sicuro che il governo Draghi avrebbe concesso l’autonomia e si era detto perfino disposto ad accettare come primo passo la concessione parziale delle 23 materie richieste, non è intenzionato a fare passi indietro. “La Lega è pienamente disponibile a collaborare per la formazione del nuovo governo – aveva aggiunto Zaia nel suo intervento a Thiene a supporto di Manuel Benetti -. I mali del sud sono anche i nostri mali. Dobbiamo andare bene tutti, ed è chiaro che i problemi di oggi non sono imputabili all’autonomia, visto che il nord non ce l’ha ancora l’autonomia. Serve un cambio di rotta e sono certo che questa è la volta buona”. Il governatore aveva ribadito anche la sua posizione sui fondi del Pnrr: “Sono 230 miliardi, chi non riesce ad investirli li lasci a chi ci riesce”.
Zaia che sull’ipotesi di una sua discesa a Roma da protagonista dalla prossima tornata elettorale, anche due giorni fa ha per l’ennesima volta precisato: “Io resto in Veneto.Queste sono fantasie, ogni volta che si parla di elezioni sono candidato a tutto quello che capita. Io ho il Veneto nel cuore e al Veneto penso. Ci sono ancora due anni di amministrazione regionale, siamo seri. Ho dei progetti super che, se me ne andassi, non si realizzerebbero più, cose per capirci, che le Olimpiadi saranno nulla a confronto” ha racconta due giorni fa al Corriere del Veneto. D’altra parte, una figura di peso e da record di apprezzamenti come quella del governatore veneto, peraltro mai concretamente disallineato dal segretario federale Salvini, a Roma non potrebbe essere ancora più utile alla causa dell’autonomia?