Bonus facciate con “trucco”: in 14 mettono le mani su 110 milioni di euro di contributi
“Ballano” 110 milioni di euro di erogazioni pubbliche dello Stato nell’inchiesta partita dalla Guardia di Finanza di Verona e che coinvolge anche soggetti e attività del Vicentino che avrebbero fatto un uso distorto delle agevolazioni fiscali decise dal Governo con il noto “Decreto Rilancio”. Una verifica a tappeto sui cosiddetti bonus facciate di cui il comando delle Fiamme Gialle rende oggi un primo report in attesa dei dettagli: 13 le società sotto indagine, 14 invece le persone fisiche denunciate per una vasta gamma di ipotesi di reato. Denominazioni e nomi non sono stati per il momento resi noti.
I soggetti coinvolti sono indagati sia sul piano civile che penale, ciascuno a vario titolo per i reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, oltre che per violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti. Parte degli imprenditori sotto esame risiede in tre province del Veneto. I 14 copra citati sono stati oggetto di controlli e sequestri di beni per quasi 29 milioni di euro, a tutte del fisco e in caso di condanna, andando a “congelare” conti correnti, beni immobili e anche una costosa Rolls Royce.
Le attività di polizia giudiziaria, sfociate in varie perquisizioni portate a termini in sedi di ditte e società nelle scorse ore, hanno interessato le province di Roma, Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Milano, con l’impiego di quasi 100 militari. Le indagini, dirette dalla locale Procura della Repubblica di Verona, scaturiscono da un’attività di analisi sviluppata dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona sugli effettivi usi di crediti d’imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione mediante modello F24 o monetizzabili presso banche ed altri gruppi di acquisto. “Nello specifico si legge nella nota della GdF – tale beneficio consentiva, infatti, ai sensi dell’art. 121 del c.d. “Decreto Rilancio” (D.L. n. 34/2020), la detrazione fiscale delle spese sostenute negli anni 2020 e 2021 nella misura del 90%, ovvero la possibilità di cedere a terzi come credito d’imposta e, quindi, monetizzare, tale beneficio”.
Un fondo messo a disposizione dalla casse statali a cui in tanti hanno tentato di attingere a piene mani, nonostante non tutti i requisiti fossero rispettati, primo fra tutti l’effettività dei lavori svolti negli edifici. Le investigazioni delle Fiamme Gialle scaligere hanno individuato senza timore di smentite l’articolato un meccanismo di frode ad opera di un “consorzio criminale” che, di fatto, comunicava all’Agenzia delle Entrate crediti d’imposta inesistenti in relazione al bonus “facciate” per oltre 84 milioni di euro. Si trattava, in realtà, di società fantasma nate in periodo pandemico solo sulla carta, senza alcuna struttura alle spalle e quindi fittizie, mentre è stato appurato che i soggetti che cedevano il credito alle stesse il più delle volte non risultavano proprietari di alcun immobile, quindi senza alcun titolo a partecipare ai bonus. Infine, come costatato, i lavori “autodichiarati” si riferivano spesso a immobili inesistenti, manipolando ad arte i dati catastali, per un danno stimato in questo capitolo in 26 milioni di euro.
Oltre ai 14 soggetti interessati dai sequestri, sono un centinaio le persone indagate poiché primi generatori/cedenti dei crediti inesistenti, dichiarando il falso su cantieri edilizi mai sorti nella realtà, per una frode di 84 milioni di euro secondo i calcoli effettuati dalle Fiamme Gialle di Verona. I sigilli giudiziari sono inoltre scattati su conti correnti, quote societarie e beni di lusso (tra cui una fiammante Rolls Royce, monete d’oro e altri oggetti preziosi), individuati e in corso di individuazione, fino alla concorrenza di oltre 29 milioni di euro, valore risultante dalla sommatoria degli ulteriori profitti illeciti conseguiti e delle successive attività di riciclaggio.