Caccia con richiami vivi, la Regione a causa dell’aviaria conferma il divieto fino a fine ottobre per alcune specie
La Regione Veneto conferma il divieto ministeriale all’utilizzo di richiami vivi (limitatamente solo ai volatili appartenenti ai Caradriformi e Anseriformi) da parte dei cacciatori e ha intensificato la vigilanza. L’assessorato regionale alla Caccia, la Direzione Regionale Caccia competente, insieme ai Servizi veterinari regionali in collegamento con il Centro di Referenza per l’Influenza Aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e con il Ministero della Salute, ha diramato oggi una ulteriore nota informativa rivolta alle associazioni venatorie agli Uffici Caccia presso Province e Città Metropolitana di Venezia, ai Comandi di vigilanza venatoria e ai contingenti della Vigilanza Venatoria Volontaria e le Associazioni Venatorie con la quale si ribadisce la prosecuzione fino al 31 ottobre del divieto di utilizzo di tali specifiche categorie di richiami vivi a fini venatori, così come disposto dal Ministero della Salute il 30 dicembre scorso, nell’ambito delle misure adottate per prevenire focolai di influenza aviaria.
“Il fatto che sia stato segnalato, da parte di agenti volontari dell’Enpa, un caso di inosservanza del regime di divieto dell’utilizzo di queste specie come richiami vivi da parte di cacciatori non è altro che una indiretta conferma che la catena informativa e di vigilanza promossa dalla Regione, e rispetto alla quale si mantiene la massima attenzione, funziona e continua a funzionare”, dichiara l’assessore regionale alla caccia Giuseppe Pan in merito alle segnalazioni raccolte nel Padovano, sul lago di Camazzole, diventate oggetto anche di una interrogazione consiliare in Regione da parte di Andrea Zanoni del Partito Democratico.
“Anche questo episodio – prosegue l’assessore – conferma che gli organi di controllo e vigilanza sono all’opera e segnalano tempestivamente ed efficacemente, anche in siti periferici, eventuali anomalie e scorrettezze. Ringrazio le guardie dell’Enpa e tutte le guardie volontarie che, con la loro presenza e disponibilità al coordinamento, integrano il lavoro della vigilanza istituzionale, consentendo così di allargare lo spettro delle azioni di prevenzione e controllo a tutti gli ambiti del territorio regionale”.