Caro energia, un’impresa su due pronta ad aumentare i prezzi di listino
L’impennata vertiginosa dei costi dell’energia elettrica sta mettendo a dura prova le imprese del territorio. Se per una famiglia la stangata potrebbe aggirarsi sui mille euro all’anno (fonte Istat) non va meglio alle imprese, chiamate a gestire un problema che inevitabilmente ricadrà nel consumatore finale per effetto dell’aumento dei prezzi di listino. Alcune piccole e medie aziende hanno avviato la produzione domenicale per usufruire della fascia più economica ma questo non può bastare. Da una indagine del Centro Studi CNA sul fenomeno del caro-bollette emerge che un’impresa su due in Veneto sarà obbligata a rincarare i propri prodotti.
La relazione pubblicata da CNA riporta la preoccupazione degli imprenditori tanto da ritenere che il problema riguardi il 95% delle aziende, con il 77,5% che prevede di andare incontro a una riduzione consistente dei guadagni, il 10,6% che teme di incorrere nella riduzione della produzione e il 6,8% che addirittura paventa il fermo totale dell’attività. Rispetto alla media del campione, il timore di una diminuzione dei profitti appare più diffusa nel commercio (85,9%) e nei servizi per la persona (79,2%). La possibilità di dovere ridurre la produzione è attesa invece soprattutto dalle imprese manifatturiere (13,4%) che, come detto, sono quelle con consumi energetici mediamente più alti. Il fermo dell’attività è infine una eventualità considerata soprattutto dalle imprese operanti nella filiera del turismo (24%).
“Di fronte a uno scenario come questo – osserva Cinzia Fabris, presidente CNA Veneto Ovest – è evidente che non bastano palliativi: servono interventi strutturali per ripensare a tutta la filiera dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese, troppo dipendente dalle produzioni oltre confine. Quest’indagine ci dice che le imprese hanno trovato i ristori utili a superare la prima fase dell’emergenza, ma con la consapevolezza che non basteranno nel lungo periodo. E CNA a livello nazionale è al lavoro con il governo proprio per trovare nuove risorse in questa direzione. Ma l’attenzione deve rimanere alta anche su un altro fronte: in queste situazioni confuse il rischio di speculazioni è altissimo, e io credo che una prima risposta forte dovrebbe andare nella direzione di garantire la massima trasparenza a tutti i livelli della politica energetica”.
Due le soluzioni in casa che le aziende sono state obbligate ad introdurre subito. La prima riguarda la messa in atto di una strategia di cost reduction, scelta praticata dal 43,6% degli intervistati, per costituirsi un vero e proprio “tesoretto” con cui affrontare al meglio le incognite dei prossimi mesi. Un altro bel segnale arriva poi dal 15% del campione già disponibile a mettere in campo interventi in ottica di maggiore sostenibilità energetica.
“Con le nostre imprese abbiamo quindi avviato un percorso di consulenza spinta proprio in questa direzione – spiega Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest – per fornire subito la metodologia e gli strumenti di analisi con cui valutare attentamente tutte le voci di spesa, individuando quelle su cui è già adesso possibile tagliare senza impattare sull’attività quotidiana o rimandare gli investimenti ad alto valore aggiunto. L’altra grande partita è ripensare al processo produttivo in ottica di economia circolare e neutralità climatica, un processo che già oggi può essere anche economicamente sostenibile grazie alle tante formule innovative di finanziamento sul mercato, su cui CNA si è specializzata in tandem con il Consorzio Fidi Sviluppo Artigiano”.