Covid/Scuola, il Tar del Veneto respinge la richiesta dei genitori di sospendere l’ordinanza Zaia
Il Tar del Veneto ha respinto l’istanza di sospensiva presentata da 17 genitori vicentini contro l’ordinanza del presidente regionale, Luca Zaia, che aveva bloccato la ripresa delle lezioni in presenza per le scuole secondarie superiori fino al 31 gennaio. Lo annuncia l’Ansa.
L’udienza in camera di consiglio per il giudizio cautelare, così come deciso dal giudice della prima sezione del Tribunale amministrativo, Maddalena Filippi, è fissata ora per il 27 gennaio prossimo.
Come si ricorderà, la Regione con l’ordinanza 2 del 4 gennaio aveva deciso di posticipare a fine gennaio il rientro in presenza degli studenti delle superiori come misura anti-Covid, mentre a livello nazionale l’indicazione era stata il ritorno a scuola l’11 gennaio. Soddisfazione per la decisione dei giudici amministrativi regionali è stata espressa dallo stesso Zaia nel corso della quotidiana conferenza stampa di aggiornamento sulla situazione epidemiologica a Marghera presso la sede della Protezione Civile: “Dal Tar è arrivata una risposta di buon senso che rappresenta una bella notizia. Ci porremo la questione sulla riapertura la prossima settimana – ha affermato – facendo una valutazione a 360 gradi. Noi ascoltiamo la voce dei ragazzi e dei genitori che hanno paura di un ritorno incauto in classe”.
I 17 genitori, assistiti dall’avvocato Giovanni Sala di Vicenza avevano l’obiettivo di contrastare la scelta della didattica a distanza al 100% in Veneto fino a fine gennaio per gli istituti superiori. Nell’istanza Di sospendere l’ordinanza si sosteneva che fino al 15 gennaio, data di cessazione dell’efficacia del Dpcm del 3 dicembre 2020, non c’era “spazio per una competenza regionale diretta ad introdurre misure più restrittive”, tanto che il Dpcm stesso prevedeva “l’applicazione di misure più restrittive solo qualora il Ministro della Salute abbia accertato la sussistenza in un certo ambito territoriale regionale di uno ’scenario di tipo 4’ e di un livello di rischio alto, senza fare salvo alcun potere di disciplina regionale”. Come si ricorderà, Il Veneto era allora zona gialla, diventata arancione l’8 gennaio con un’ordinanza del ministro della Salute che però, affermavano i 17 genitori affermava “categoricamente esclusa la didattica in presenza nelle scuole superiori” solo nelle zone rosse”, scelta confermata anche nel Dpcm del 14 gennaio, nel quale la regione è stata confermata in zona arancione.
Nell’ordinanza regionale, precisava ancora il ricorso dei 17 genitori, gli istituti scolastici di secondo grado dovevano adottare la didattica digitale integrata “complementare alla didattica in presenza. Ma non c’è dubbio che, al di là del dato testuale, l’intenzione della Regione sia stata quella di prevedere la dad”.