Covid, Veneto “maglia nera” per nuovi casi di contagio. Stabile il numero di ricoveri
La scelta della permanenza nella “zona gialla” per il Veneto comincia a scricchiolare. Lo dicono i numeri e i confronti tra le diverse regioni a distanza di ormai due mesi e mezzo dall’inizio della seconda ondata di contagi di Covid-19, che vedono oggi il dato aggregato delle Ulss del Veneto stabilmente quanto tristemente al primo posto nei riscontri di positività al coronavirus nelle 24 ore.
Dal mattino di lunedì a quello di ieri, infatti, si sono registrato altri 3.145 cittadini “nuovi” positivi al tampone molecolare. In Lombardia 1.656 (dopo i picchi oltre i 10 mila), in Emilia Romagna 1.624, a completare il podio su cui nessun territorio vorrebbe salire. Quasi il doppio, rispetto a una regione che conta più di 10 milioni di residenti (poco meno di 5 il Veneto) e un’altra con numeri affini. Si tratta del quarto giorno consecutivo per la nostra regione ad occupare lo stesso gradino, per un Veneto che non segue il marcato trend di decremento come negli altri territori dove le restrizioni sono state più marcate nell’ultimo mese.
Non va molto meglio sul fronte dei decessi: sono stati 113 in regione (37 nel Vicentino, primato negativo anche qui), dietro solo ai vicini di casa lombardi (128), ma è chiaro al perdurare di alti numeri di diffusione di contagio faranno purtroppo seguito in proporzione ricoveri e decessi. Cifre, proporzioni e numeri pesanti che fanno emergere da più parti, sia sul versante politico che su quello più prettamente sanitario, dubbi consistenti sull’efficacia delle scelte fatte in autunno ad ogni livello decisionale.
A livello nazionale nell’ultimo bollettino diffuso dal ministero della Salute sono 14.842 i nuovi casi di Covid19 in Italia, a fronte di 149.232 tamponi. Il tasso di positività cala al 9,9%. Certificato il nuovo balzo nel numero dei contagiati in Veneto: il bollettino della Regione ne ha conteggiati 3.145 di nuovi. I casi attualmente positivi sono 79.748. I deceduti come detto 113, dato complessivo da aggiornare a 4.374 morti da fine febbraio 2020 quando iniziò l’epidemia in Italia, di cui 600 (sempre riferito ai veneti) nella sola prima settimana di dicembre, con correlazione al coronavirus. Durante la prima ondata che atterrì tutti il picco di decessi si raggiunse ad aprile (1.011), già scalzato a novembre (1.372) e inesorabilmente sarà il mese di dicembre a ritoccare verso l’alto anche questo nuovo sciagurato primato salvo difficili ma auspicate inversioni di tendenza.
I dati che mostrano una situazione meno cupa sono quelli che riguardano la tenuta del settore ospedaliero, visto il turn over di pazienti dimessi e quelli in entrata nei reparti in aree non critiche, oltre alle terapie intensive, anche se a “liberare” posti letto concorrono i numeri grigi che conteggiano chi non ce l’ha fatta e spesso non vengono presi nella dovuta considerazione. Gli ultimi aggiornamenti disponibili parlano di 343 casi gravi (uno in meno rispetto al giorno prima) e 2.805 ricoverati nei reparti Covid, numero sostanzialmente stabile.