Donazzan canta “Faccetta nera” in radio: opposizioni chiedono il ritiro delle deleghe
È nell’occhio del ciclone l’assessore regionale al lavoro e istruzione Elena Donazzan, dopo aver cantato “Faccetta Nera” alla trasmissione di Radio 24 “La Zanzara”, l’8 gennaio scorso, dato che si potrebbe prefigurare un’apologia del fascismo e che la stessa si occupa delle politiche regionali della scuola.
Intervistata dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, la Donazzan si era esibita in una performance canora della canzone fascista composta nel 1935 per celebrare il regime fascista di Benito Mussolini e la campagna coloniale in Africa nella quale l’Italia del Ventennio si distinse per uccisioni, atrocità ed efferratezze.
Le opposizioni sono andate all’attacco chiedendo che le vengano tolte le deleghe ma il presidente Luca Zaia si è limitato ad invitarla a chiedere scusa. Cosa che l’esponente di Fratelli d’Italia (che in occasioni pubbliche si è vantata di possedere a casa una collezione di vinili con tutti i discorsi del Duce) ha ribattuto: “Tutti sanno che è una trasmissione goliardica”. Intanto i suoi profili non risultano più Facebook, Instagram e Twitter. “Uccisa da Fb and Co – commenta lei all’Ansa -. Si chiama pulizia etnica del pensiero”.
Se qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso. A chi cerca di strumentalizzare per ribadire odio e livore, non ho nulla da dire”, afferma Donazzan, che contrattacca: “sto subendo minacce ed insulti: pazienza, non è la prima e non sarà l’ultima volta. Non accetto però lezioni sull’approccio che l’Italia tutta dovrebbe avere sui temi relativi al secondo conflitto mondiale: un periodo da consegnare definitivamente alla storia per ottenere una reale ed effettiva pacificazione nazionale, assicurando dignità di memoria a tutti coloro hanno sacrificato la propria vita durante la guerra civile tra il 1943 ed il 1945″.
“Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. Abbiamo assistito sconcertati alla ‘performance’ di Elena Donazzan e presenteremo un’interrogazione a Zaia non solo per chiedergli di dissociarsi ufficialmente, ma per sapere se intende toglierle le deleghe, visto che lei non darà autonomamente le dimissioni. È un episodio gravissimo, purtroppo non il primo, che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata”. Ad affermarlo in una nota sono i rappresentanti del Partito Democratico Veneto in Consiglio regionale, con Francesca Zottis, il capogruppo Giacomo Possamai e i colleghi Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni.
“È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione, il periodo più buio della storia d’Italia. La Giunta – concludono i consiglieri – prenda le distanze, ma lo faccia sul serio, non a parole. Come può ricoprire il ruolo di assessore all’Istruzione chi rivendica le proprie simpatie per il regime fascista? Che messaggio mandiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi?”. “Va rimossa dall’incarico”, dicono in Consiglio Regionale, il Pd e la lista “Il Veneto che Vogliamo” di Arturo Lorenzoni.
“L’assessore – ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia – si deve quantomeno scusare. Conosco la sua sensibilità. Non l’ho sentita, penso che le scuse siano doverose. Faccetta nera riprende un periodo buio della nostra storia, e capisco che molti si siano sentiti urtati nella loro sensibilità da questa vicenda”.
“Se un Assessore Regionale all’Istruzione si permette di andare contro alla Costituzione, non può restare al suo posto.
Siamo stati fronte e campo di battaglia di due guerre con migliaia di morti, famiglie intere decimate e i nostri paesi distrutti; abbiamo dovuto ricostruire territori, abbiamo perso memorie importanti e l’assessora si permette di infangare ancora la memoria e giocare con la sua nostalgia fascista?” ha affermato la segretaria provinciale del PD Chiara Luisetto, che cita una lettera inviatale in merito da una docente: “In un passaggio della telefonata alla Zanzara e parlando con una leggerezza a dir poco penosa ha affermato che a scuola sul fascismo le ‘avevano fatto una testa’ . Ora mi chiedo come può rappresentare l’istituzione scuola dove noi quotidianamente ci impegnano nell’educazione e formazione degli alunni cercando di trasmettere loro i valori universalmente condivisi? Perché festeggiare il 25 Aprile o il Giorno della Memoria con la certezza che chi dovrebbe rappresentarci è orgogliosamente fascista?”.
“So benissimo che è oramai un’abitudine per Donazzan, chi proviene dalla zona bassanese sa che è incline a dare sfoggio del suo essere fascista, sappiamo anche che in un momento di anonimato politico nel quale è, questa per lei è solo pubblicità. Ma la pubblicità che dovrebbe volere è quella di centri professionali all’avanguardia e progetti di sviluppo della scuola veneta, non quella ottenuta sull’onda di tristi rigurgiti inaccettabili”.