Due mesi di tempo per fermare il Prosek. “Vinciamo solo se facciamo squadra”
Sono due i mesi di tempo che l’Italia ha a disposizione per opporsi alla domanda presentata dalla Croazia all’Ue per la protezione della menzione tradizionale “Prosek”. Ieri, infatti, sulla Gazzetta ufficiale europea è stata pubblicata la richiesta croata per quattro vini – rossi e bianchi – a denominazione d’origine protetta («Dalmatinska zagora», «Sjeverna Dalmacija», «Srednja i Južna Dalmacija» e «Dingac»). Ora, dunque, entro 60 giorni si dovrà far pervenire il ricorso con le motivazioni che dovranno convincere la Commissione di Bruxelles a non permettere l’uso del nome perché quasi uguale al Prosecco.
Ieri si è tenuto il primo tavolo tecnico al Ministero dell’Agricoltura con il Consorzio di tutela della denominazione di origine controllata del Prosecco di Treviso. Il ministro Stefano Pattuanelli è stato chiaro: “Metteremo in campo tutte le nostre forze e le nostre energie per bloccare questa errata ed assurda decisione, che mortifica la storia e l’identità dei nostri territori e penalizza produttori e consumatori” ha detto ricordando che “il Prosecco rappresenta una tipicità esclusivamente italiana nonché il caso di maggiore successo commerciale degli ultimi anni: nel 2020 sono state prodotte 500 milioni di bottiglie per 2,4 miliardi di euro di fatturato al consumo“. Un messaggio simile arriva anche dalla Regione Veneto con l’assessore all’agricoltura Federico Caner che sottolinea che “Contro la menzione speciale del Prosek vinceremo solo se agiamo da squadra. Per questo stiamo già lavorando con i Consorzi di tutela del Prosecco, affinché, accanto al lavoro dell’avvocatura regionale, si attivino per mettere in campo tutti gli strumenti per fare opposizione a un riconoscimento che distingue un prodotto unico al mondo, che è sinonimo di storia e identità Veneta. Sarà una opposizione dura, che deve coinvolgere tutti. Oggi in pericolo è il Prosecco, ma il problema dell‘italian sounding resta e va fermato” ha dichiarato. Ancor più duro il governatore Luca Zaia che ha definito la situazione inaccettabile e inverosimile.
Sulla questione è intervenuta anche l’eurodeputata Mara Bizzotto (Lega): “La truffa del Prosek non passerà, costi quel che costi: chiederemo che la guerra Prosecco/Prosek sia inserita all’ordine del giorno di una delle prossime plenarie del Parlamento europeo, perché tutta Europa deve rendersi conto dell’assoluta follia di aprire le porte alla denominazione Prosek, palesemente in conflitto con la DOP Prosecco e con le normative UE sulle denominazioni di origine protetta. Difenderemo con le unghie e con i denti il vino Made in Italy”.
“È necessario preparare subito l’opposizione da presentare non appena avvenuta la pubblicazione per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” ha affermato Ettore Prandini, il presidente della Coldiretti che negli scaffali dei supermercati ha smascherato il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco ed il Perisecco tedeschi, ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo ed il Crisecco della Moldova, mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. “Anche per questo, la decisione della Commissione Europea è un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione dai falsi”.
I DATI. Nell’arco di poco più di un decennio dalla sua costituzione (2009), il Prosecco è diventata la prima DOP italiana nel comparto del vino: negli ultimi 5 anni, sia le esportazioni che il valore della produzione sono aumentate di circa il 30%, arrivando a sfiorare una quota del 25% sul valore totale nazionale delle DOP vino. Nello stesso periodo di tempo il Prosecco ha svolto un ruolo determinante nella crescita delle esportazioni di vino italiano fino a raggiungere, nel 2020, una quota di oltre il 16% del totale. Oggi, oltre i tre quarti delle bottiglie prodotte sono collocati all’estero (specie nel Regno Unito, in USA e in Germania). Tale effetto trainante si riflette anche nei risultati dell’export di vino del primo semestre 2021, che cresce del 15,2% rispetto al primo semestre 2020, a fronte di una crescita del 12,2% del settore agroalimentare nel suo complesso.