Esposto all’anticorruzione per l’appalto della ristorazione ospedaliera veneta
L’appalto multiplo che ha assegnato il servizio delle mense negli ospedali veneti per i prossimi sette anni è sotto la lente d’ingrandimento dell’Anac, l’autorità anticorruzione. Lo ha raccontato nei giorni scorsi sulle sue pagine il Corriere del Veneto. La commessa, del valore di 303 milioni di euro, che copre la totalità del servizio e mira a superare le mense interne, è stato aggiudicato al colosso vicentino Serenissima Ristorazione, partner anche del project financing dell’ospedale Alto Vicentino di Santorso.
A chiedere l’intervento dell’autority presieduta da Raffaele Cantone è stata un’azienda concorrente, la milanese Dussmann Service, una delle più titolate del settore. Serenissima Ristorazione si è aggiudicata infatti tutti e sei i lotti messi in gara dall’Azienda Zero, che gestisce gli appalti sanitari per la Regione Veneto. I pasti per i degenti e il personale degli ospedali veneti arriveranno quindi tutti dal centro di cottura di Serenissima a Boara Pisani (Rovigo).
Serenissima Ristorazione – un gruppo composto da 13 società, che produce 30 milioni di pasti all’anno e vanta un fatturato consolidato superiore ai 300 milioni di euro, gestiva già buona parte delle mense ospedaliere venete. Ora avrà in sostanza il monopolio completo.
L’esposto, dettagliato, della Dussmann all’Anac è stato depositato prima di Natale e in 18 pagine snocciola una serie di dati, parlando di “allarmanti anomalie” e di “risultato pressoché scontato” della gara. “Appare alquanto strano – è scritto – che sia sempre e solo un’unica società a meritare il massimo del punteggio nell’offerta nonostante i molteplici e specifici requisiti richiesti dal disciplinare di gara”. Per la Dussmann sono stati violati i principi della libera concorrenza e il bando sarebbe stato tagliato su misura per l’azienda di ristorazione berica, tanto che molte grosse imprese del settore hanno rinunciato a concorrere.
La Dussmann contesta anche il mancato rispetto della normativa sul codice degli appalti e di direttive europee, in particolare la Direttiva Ue 24 del 2014, che considera gli appalti pubblici “un importante motore di crescita dell’economia europea attraverso l’ampliamento della partecipazione delle piccole e medie imprese”. Un obiettivo che dovrebbe essere raggiunto suddividendo gli appalti di grandi dimensioni in più lotti, ma nel caso della ristorazione ospedaliera i lotti erano comunque molto consistenti: fra i 31 e i 67 milioni di euro.
Sulla vicenda il presidente di Liberi e Uguali nel Consiglio Regionale del Veneto, Piero Ruzzante, ha ieri depositato una interrogazione alla Giunta Regionale. “Perché nel bando di gara è stata inserita una clausola che favorisce Serenissima Ristorazione? Nel disciplinare sono favorite le ditte partecipanti già dotate di un centro di cottura rispetto a quelle che usano le cucine degli ospedali: peccato che Serenissima sia l’unica ad avere un centro di cottura, pagato tra l’altro proprio dalla Regione Veneto, come denunciato dalla Cgil. Legato a questo c’è un altro aspetto, quello dell’occupazione: considerato che Serenissima si è aggiudicata tutto l’appalto, cosa sarà dei lavoratori delle ditte cessanti? Saranno tutti trasferiti da ogni angolo della regione al centro unico di cottura di Boara Pisani? Infine mi chiedo che destino avranno le cucine presenti negli ospedali veneti, ad esempio in quelli costosissimi fatti costruire coi project financing in epoca Galan, che evidentemente resteranno vuote”.
“Zaia – prosegue Ruzzante – ci deve spiegare perché al vecchio amico di Galan, Mario Putin, è stato permesso di monopolizzare la ristorazione nella sanità veneta grazie ad un appalto ‘su misura’. Zaia, Coletto e Mantoan dovrebbero anche dirci se pensano che la sanità sia al servizio dei cittadini o degli interessi di qualche amico di amici. Se nel 2010, quando Galan ha passato il testimone a Zaia, Serenissima Ristorazione di Putin arrivava a vincere 2 appalti su 3, grazie all’ultima gara confezionata “su misura” dall’Azienda Zero di Zaia è arrivata al 95% della ristorazione ospedaliera veneta”.