I medici di famiglia minacciano lo sciopero, Lanzarin: “Dialogo costante, siano responsabili”
“La Regione del Veneto ha sempre dimostrato attenzione nei confronti della medicina di famiglia e delle organizzazioni sindacali che la rappresentano, con le quali abbiamo mantenuto aperto e manterremo anche in futuro un dialogo attento, per mettere a terra soluzioni condivise. Lo sviluppo delle cure primarie nell’interesse dei veneti rimane sempre una delle priorità della sanità veneta”.
Lo dice l’assessora alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, apprendendo la proclamazione dello stato di agitazione e l’eventuale chiamata allo sciopero della professione promossa dalla Federazione dei medici di medicina generale regionale del Veneto.
“Abbiamo attivato tutte le procedure per le assegnazioni delle zone carenti, come previsto dalla legge abbiamo coinvolto i medici in formazione e semplificato il percorso tra pratica e teoria, per ampliare la disponibilità e cercare di sopperire lì dove c’era effettiva carenza – dettaglia l’Assessore -. Ci troviamo in un periodo storico in cui viene chiesto uno sforzo notevole alle professioni sanitarie, a tutti i livelli, che si è amplificato nel periodo pandemico: siamo ben consapevoli di questo. Ma voglio appellarmi al senso di responsabilità e di servizio, perché a pagare non debbano essere i cittadini. La Regione è sempre stata disponibile al dialogo e al confronto. È necessario continuare questo percorso, attorno ad un tavolo in cui condividere non solo le problematiche, ma anche le proposte per identificare ulteriori soluzioni concrete. Parliamo però di una crisi che non riguarda solo il Veneto ma ha radici più profonde e che deve trovare condivisione e sostegno anche a livello nazionale”.
Sulla vicenda interviene anche il Partito Democratico in Regione. “Se la categoria dei medici di famiglia e Giunta regionale si ritrovano ai ferri corti, è per colpa di una gestione politica che non ha saputo dare risposte concrete al gigantesco fenomeno della carenza di medici di famiglia in Veneto. Già nei mesi scorsi, abbiamo denunciato dati alla mano con una nostra ricerca la china che il fenomeno ha assunto. E nei prossimi anni la situazione sarà ancora peggiore, visti i pensionamenti previsti e gli abbandoni da parte dei laureati dei corsi di formazione: tutte cose che la Regione sa bene ma di fronte alle quali dimostra incapacità di soluzione”.La presa di posizione e dei consiglieri regionali del Partito Democratico, Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni.
“Nel frattempo – proseguono i consiglieri – lievitano i servizi a pagamento ed il 10% della popolazione veneta rinuncia alle cure perché non ha i soldi. L’inerzia del governo regionale di fatto favorisce il privato. Ci sono solo due possibilità per risolvere il problema. La prima, sta nel dare immediatamente ai medici di famiglia un supporto in termini di personale amministrativo, liberandoli dalle incombenze burocratiche e dando così loro la possibilità di aumentare il numero di assistiti e di coprire le zone carenti. In secondo luogo, per rendere attrattiva la professione, bisogna portare in discussione in Consiglio regionale la proposta di legge nazionale che abbiamo presentato per equiparare il corso di formazione a specializzazione universitaria, con possibilità di carriera e di borse economicamente parificate a quelle di ogni altro collega”, concludono Bigon e Zanoni.